C’era un tempo in cui fare radio non era soltanto una passione, ma anche una sfida contro le regole. Era la fine degli anni ’60 e le frequenze erano ancora dominio esclusivo dello Stato. Ma c’era chi, con coraggio e visione, seppe guardare oltre. È in quel contesto che nacque Radio Versilia, la pioniera delle radio libere, la cui voce da Montignoso arrivava fino a Grosseto e Sanremo.
L’intuizione fu di Ernesto Di Rosa, affiancato agli inizi da Andrea Lazzoni, che nel 1968 aveva già fatto un primo esperimento con una piccola trasmittente, in un’epoca in cui farlo era ancora proibito. Fu nel 1975 che i due decisero di fare sul serio. Lazzoni passò poi alla televisione, ma Di Rosa proseguì l’avventura, trasformando un sogno in un’impresa vera e propria.
Radio Versilia non era solo una radio. Era un laboratorio di talenti e professionalità. Di Rosa mise insieme una squadra di alto livello: speaker, giornalisti come Aldo Valleroni, pubblicitari, fotografi come Raffaele Nizza. Una redazione vera, con tecnologie avanzate e un sistema di trasmissione che fece scuola. Quando nel 1976 la Corte Costituzionale liberalizzò le frequenze, Radio Versilia era già pronta, già oltre.
Tra i tanti che passarono da lì, anche nomi noti di oggi: da Francesco Bontempi, dj originario di Carrara poi diventato celebre produttore internazionale, a Patrizia Pancaldi, la prima donna in consolle, esempio di emancipazione e talento in un mondo ancora dominato dagli uomini.
Radio Versilia ospitò i grandi della musica italiana, costruì un archivio musicale impressionante — ben 60.000 dischi — tanto che un giovanissimo Zucchero la frequentava per ascoltare e scoprire musica.
A raccontare questa straordinaria avventura è oggi l’avvocato Dino Del Giudice con il suo libro “Radio Versilia – Onda su onda”, frutto di ricerche, testimonianze e interviste a tutti i protagonisti, tra cui anche Giorgio Panariello, che proprio lì mosse i suoi primi passi.
Il volume sarà presentato venerdì alle ore 21 a Palazzo Binelli, a Carrara, con la presenza dell’autore e dello stesso Di Rosa. Sarà un’occasione per rivivere, tra aneddoti e memoria collettiva, una pagina irripetibile della storia della radiofonia italiana. Una storia che profuma di libertà, talento e futuro.