È scomparso all’età di 76 anni Alessandro Quasimodo, figura di spicco della cultura italiana. Figlio del premio Nobel per la Letteratura Salvatore Quasimodo e della danzatrice e scrittrice Maria Cumani, Alessandro ha dedicato l’intera vita all’arte e alla poesia, diventando un ponte vivente tra il passato e il presente, tra la memoria paterna e le nuove generazioni.
Nato a Milano nel 1949, si era diplomato giovanissimo, nel 1959, alla scuola d’arte drammatica del Piccolo Teatro di Milano, per poi perfezionarsi sotto la guida del celebre Lee Strasberg al Festival dei Due Mondi di Spoleto.
Nel corso della sua intensa carriera teatrale, ha collaborato con maestri del palcoscenico come Marco Bellocchio, Franco Parenti, Patrice Chéreau e Luca Ronconi. Ma è dalla fine degli anni ’70 che Quasimodo ha scelto di dedicarsi soprattutto alla poesia, diventando interprete raffinato di recital e letture in Italia e all’estero, spesso al fianco del musicista Mario Cei.
Profondo conoscitore dell’opera del padre, Alessandro ha saputo tramandarne il patrimonio poetico attraverso spettacoli come “Fuori non ci sono che ombre, e cadono”, dedicato sia a Salvatore Quasimodo sia alla madre Maria Cumani. Tra le sue interpretazioni più toccanti, il monologo “Operaio di sogni”, in cui la voce di Alessandro dava nuova vita ai versi paterni.
Nel 2017, Roccalumera – paese d’origine della famiglia Quasimodo – gli aveva conferito la cittadinanza onoraria per il suo impegno nel promuovere il Parco Letterario Salvatore Quasimodo.
Appassionato del territorio apuano, Alessandro Quasimodo è stato per oltre trent’anni storico presidente della giuria del Premio Letterario San Domenichino.
Con la sua scomparsa, l’Italia perde non solo un grande interprete della scena culturale, ma anche un custode sensibile della parola e della memoria poetica del Novecento.