Il caso apre la strada a una Patrimoniale sui concessionari di cava per fermare l’accumulo di patrimoni e tutelare la sanità pubblica
L’ultima sentenza del Consiglio di Stato ha segnato un punto di svolta nei rapporti tra lo Stato e gli imprenditori del marmo. Il provvedimento, che ha dato torto agli imprenditori, viene interpretato da Massa Città in Comune come il segnale inequivocabile che è giunto il momento di invertire la rotta attraverso l’introduzione di una Patrimoniale sui concessionari di cava, nel rispetto della legge regionale 35.
Una misura per ridistribuire la ricchezza
Il partito sostiene che l’obiettivo principale della misura sarebbe la redistribuzione della ricchezza, bloccando l’ulteriore accumulo di patrimoni miliardari nelle mani dei concessionari di cava nel bacino delle Alpi Apuane. Secondo Massa Città in Comune, non si può più tollerare la proliferazione di centri diagnostici privati convenzionati con la sanità regionale, di cui proprietà degli stessi concessionari, fenomeno che trasforma gli utili dell’estrazione del marmo in una rendita privata a spese della sanità pubblica, già in difficoltà per mancanza di risorse.
Tagli e risorse: una questione di bilancio regionale
Il partito critico aspramente la variazione del bilancio regionale, realizzata grazie alle manovre di Giani e Bezzini, definendola “un misto di tagli ai servizi non sanitari e risorse economiche chieste alla gente comune”. Tale approccio, secondo Massa Città in Comune, non è in grado di arginare il problema strutturale rappresentato dall’enorme patrimonio accumulato dalle grandi società estrattive, il cui potere economico si estende ben oltre il settore del marmo, toccando anche ambiti come stabilimenti balneari, alberghi e persino aree acquisite alle aste fallimentari del Tribunale di Massa.
Un nuovo feudalesimo economico
La critica non si limita all’aspetto economico, ma si estende anche alla visione sociale del fenomeno. Massa Città in Comune denuncia la creazione di un “nuovo feudalesimo”, in cui pochi attori economici controllano interi settori, garantendosi rendite sicure a discapito del bene comune. In questo contesto, la sanità pubblica rappresenta il primo tassello di un sistema che, basato sull’estrazione del marmo, produce ricchezza per pochi mentre i servizi essenziali vengono penalizzati.
Conclusioni
La sentenza del Consiglio di Stato non solo ribalta le posizioni degli imprenditori del marmo, ma riaccende un dibattito fondamentale: come conciliare sviluppo economico e tutela dei servizi pubblici in un territorio che rischia di cadere preda di un sistema oligarchico? Massa Città in Comune invita a un cambiamento radicale delle politiche economiche, chiedendo che i soldi siano chiesti a chi ce li ha, per ristabilire un equilibrio tra interessi privati e benessere collettivo.
In un’epoca in cui la crisi dei servizi pubblici si fa sempre più evidente, questa proposta di Patrimoniale sui concessionari di cava potrebbe segnare l’inizio di una nuova era di ridistribuzione della ricchezza e di tutela del patrimonio naturale e sociale delle Alpi Apuane.