Ufficio Studi Mestre

Le Amministrazioni pubbliche più virtuose in Italia sono ubicate a Trento, Trieste e Treviso. Quelle meno a Caltanissetta, Crotone e Vibo Valentia

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Nell’offerta dei servizi pubblici digitali, la nostra Pubblica Amministrazione (PA) è tra le peggiori d’Europa[1]; conseguentemente i tempi medi per il rilascio dei permessi e delle autorizzazioni sono tra i più elevati[2].

Insomma, carte, timbri, moduli da compilare e attese agli sportelli sono vissuti da tanti imprenditori come dei veri e propri incubi. Per tanti cittadini, invece, quando ci si deve interfacciare con la macchina pubblica spesso si scivola in un profondo stato di angoscia.

Non solo, con un miglioramento della qualità dei servizi pubblici che avanza a passo di lumaca, la cattiva abitudine della nostra PA di richiedere, in particolare alle imprese, dati e documenti che le amministrazioni già possiedono è diventata una prassi consolidata.  A segnalarlo è l’Ufficio studi della CGIA.

Questi disservizi, purtroppo, hanno una ricaduta economica spaventosamente elevata. Elaborando alcuni dati pubblicati dall’OCSE[3], per le nostre Pmi il costo annuo ascrivibile all’espletamento delle procedure amministrative è di 80 miliardi di euro. Praticamente una tassa nascosta da far tremare i polsi. 

La complessità nell’adempiere alle procedure imposte dalla nostra PA è un problema che in Italia è sentito da ben 73 imprenditori su 100. Tra i 20 paesi dell’Area dell’Euro solo in Slovacchia (78), in Grecia (80) e in Francia (84) la percentuale degli intervistati che ha denunciato questo problema è superiore al tasso riferito al nostro Paese. La media dell’Eurozona è pari a 57 (vedi Graf. 1).

Qualsiasi osservatore farebbe fatica a immaginare che in un Paese la PA possa rappresentare un ostacolo, anziché un elemento di sostegno e di crescita economica. Ma in Italia, purtroppo, le cose stanno diversamente.

Intendiamoci, anche noi possiamo contare su punte di eccellenza della macchina pubblica non riscontrabili nel resto d’Europa, ma mediamente la nostra PA funziona con difficoltà e in alcune aree del Paese costituisce un freno allo sviluppo.  Si pensi che, in virtù del Regional Competitiveness Index (RCI), con riferimento al sub-indice relativo al contesto internazionale, tra tutte le realtà italiane la prima, la Provincia Autonoma di Trento, si posiziona al 158° posto, su 234 territori UE monitorati in questa indagine[4].

  • Dove PA più efficiente, territori più produttivi

Secondo uno studio dell’OCSE[5], l’inefficienza della nostra Pubblica Amministrazione ha delle ricadute negative sul livello di produttività delle imprese private. In buona sostanza, dai calcoli dell’Organizzazione ottenuti attraverso l’incrocio della banca dati Orbis del Bureau van Dijk e dei dati di Open Civitas, emerge che la produttività media del lavoro delle imprese è più elevata nelle zone (Nord Italia) dove l’Amministrazione pubblica è più efficiente (sempre Nord Italia). Diversamente, dove la giustizia funziona peggio, la sanità è malconcia e le infrastrutture sono insufficienti (prevalentemente nel Sud Italia), anche le imprese private di quelle regioni perdono competitività (vedi Fig.1).

  • Come rendere più competitivi gli uffici pubblici

Innanzitutto, bisogna semplificare il quadro normativo. Cercare, ove è possibile, di non sovrapporre più livelli di governo diversi sullo stesso argomento e, in particolar modo, accelerare i tempi di risposta della Pubblica amministrazione. Con troppe leggi, decreti e regolamenti i primi penalizzati sono i funzionari pubblici che nell’incertezza interpretativa si “difendono” spostando nel tempo le decisioni. Nello specifico è necessario:

  • migliorare la qualità e ridurre il numero delle leggi, analizzando più attentamente il loro impatto, soprattutto su micro e piccole imprese;
  • monitorare con cadenza periodica gli effetti delle nuove misure per poter introdurre tempestivamente dei correttivi;
  • consolidare l’informatizzazione della Pubblica amministrazione, rendendo i siti più accessibili e i contenuti più fruibili;
  • far dialogare tra di loro le banche dati pubbliche per evitare la duplicazione delle richieste;
  • permettere all’utenza la compilazione esclusivamente per via telematica delle istanze;
  • procedere e completare la standardizzazione della modulistica;
  • accrescere la professionalità dei dipendenti pubblici attraverso un’adeguata e continua formazione.
  • A Trento, Trieste e Treviso le PA più virtuose. Quelle meno a Caltanissetta, Crotone e Vibo Valentia

L’Institutional Quality Index (IQI) è un indice che misura la qualità delle istituzioni pubbliche presenti in tutte le realtà territoriali italiane. Lo stesso è stato concepito nel 2014 dall’Università degli Studi di Napoli Federico II[6]. Questo misuratore assume un valore che va da 0 a 1; a differenza di altri che si basano sulle percezioni dei cittadini, quello redatto dai docenti napoletani fa riferimento a dati oggettivi e considera i servizi pubblici, l’attività economica territoriale, la giustizia, la corruzione, il livello culturale e la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Recentemente è stato aggiornato al 2019[7]. Il risultato che emerge dall’applicazione di questo parametro ci consegna un Paese spaccato a metà; se i livelli di eccellenza più elevati della nostra PA a livello territoriale si concentrano prevalentemente al Nord, quelli più modesti, invece, si trovano al Sud.

La realtà territoriale più virtuosa d’Italia è Trento, con indice IQI 2019 pari a 1; rispetto a 10 anni prima la provincia trentina ha recuperato 2 posizioni a livello nazionale. Seguono al secondo posto Trieste e al terzo Treviso. Appena fuori dal podio scorgiamo Gorizia, Firenze, Venezia, Pordenone, Mantova, Vicenza e Parma. Insomma, nei primi 10 posti, ben 8 province appartengono alla macro area del Nordest. In coda, infine, notiamo Catania, Trapani, Caltanissetta, Crotone e Vibo Valentia che, purtroppo, occupa l’ultima posizione (vedi Tab. 1).

Graf. 1 – Percentuale di imprese che indicano problematica la complessità

delle procedure amministrative

Elaborazione Ufficio studi CGIA su dati Flash Eurobarometer 543 (aprile 2024)

(*) in Italia il 73% delle imprese dichiara che le procedure amministrative determinano problemi nell’esercizio dell’attività di impresa, una percentuale sensibilmente superiore rispetto alla media dell’Area Euro (57%). Sono state intervistate quasi 13 mila imprese dell’UE (504 italiane).

Fig. 1 – La produttività media del lavoro delle imprese è più elevata nelle zone con una più efficiente Amministrazione pubblica

Tab. 1 – Indice della qualità delle istituzioni pubbliche (IQI) nelle province italiane

Rank
2019
ProvinceIQI
2009
IQI
2019
Posizioni guadagnate (+)
o perse (-) in 10 anni
1Trento0,8731,000+2
2Trieste1,0000,957-1
3Treviso0,8050,924+2
4Gorizia0,8670,913=
5Firenze0,7750,872+7
6Venezia0,8040,865=
7Pordenone0,7130,851+25
8Mantova0,7440,850+13
9Vicenza0,7570,846+5
10Parma0,7540,843+6
11Padova0,7880,839-2
12Ancona0,7820,839-1
13Livorno0,7520,836+5
14Pesaro e Urbino0,6810,835+28
15Ravenna0,8020,832-8
16Bergamo0,7020,829+19
17Reggio Emilia0,7480,828+2
18Macerata0,6930,823+20
19Varese0,7480,819+1
20Brescia0,6930,809+19
21Belluno0,7050,808+12
22Como0,7010,802+14
23Cuneo0,7980,798-15
24Monza-Brianza0,7830,794-14
25Lodi0,6960,787+12
26Bolzano0,8740,783-24
27Biella0,6880,781+14
28Verona0,7720,778-15
29Udine0,7520,777-12
30Milano0,7330,776-4
31Cremona0,7380,768-8
32Lucca0,6440,766+18
33Bologna0,7220,754-5
34Novara0,7390,750-12
35Lecco0,7220,750-6
36Modena0,7210,749-6
37Ferrara0,6690,740+6
38Piacenza0,7370,738-13
39Pisa0,6890,730+1
40Sondrio0,6330,729+13
41Rimini0,6670,729+4
42Rovigo0,7190,726-11
43Forlì Cesena0,7320,722-16
44Perugia0,6480,720+5
45Aosta0,7550,719-30
46Verbano Cusio Ossola0,7040,710-12
47Vercelli0,5910,699+13
48Terni0,6010,698+9
49Arezzo0,6670,697-5
50Pavia0,6380,690+2
51La Spezia0,6270,681+3
52Savona0,5740,671+9
53Prato0,6560,665-5
54Torino0,6570,660-7
55Fermo0,5910,655+4
56Ascoli Piceno0,6240,655-1
57Siena0,7370,653-33
58Asti0,6410,648-7
59Roma0,5550,645+3
60Genova0,5970,613-2
61Chieti0,5360,610+3
62Alessandria0,6600,592-16
63L’Aquila0,4320,546+11
64Pistoia0,6090,542-8
65Teramo0,4860,516+3
66Grosseto0,5510,502-3
67Lecce0,3380,497+14
68Potenza0,4350,486+4
69Oristano0,4900,474-2
70Massa Carrara0,5250,4654
71Avellino0,2130,458+19
72Bari0,4320,450+1
73Pescara0,4360,449-2
74Frosinone0,3430,447+5
75Barletta Andria Trani0,2150,426+14
76Viterbo0,3030,419+8
77Cagliari0,5350,412-12
78Benevento0,2110,399+13
79Sassari0,3960,381-2
80Imperia0,4430,379-11
81Rieti0,3420,375-1
82Latina0,3060,364+1
83Brindisi0,3240,361-1
84Matera0,4390,335-14
85Salerno0,2070,332+7
86Campobasso0,3990,332-10
87Nuoro0,4000,328-12
88Taranto0,3700,318-10
89Isernia0,3030,317-4
90Messina0,2060,316+3
91Siracusa0,2580,265-4
92Catanzaro0,1170,258+7
93Caserta0,0750,245+9
94Agrigento0,1520,242+2
95Cosenza0,1530,240=
96Ragusa0,2230,229-8
97Foggia0,2740,218-11
98Reggio Calabria0,1590,189-4
99Napoli0,0800,176+2
100Enna0,0710,171+3
101Palermo0,1470,157-4
102Catania0,1130,134-2
103Trapani0,1300,134-5
104Caltanissetta0,0620,103=
105Crotone0,0000,012+1
106Vibo Valentia0,0600,000-1

Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Institutional Quality Index

Nota

L’Institutional Quality Index (IQI) è un indice che misura la qualità delle istituzioni pubbliche a livello provinciale; si basa su dati oggettivi e considera i servizi pubblici, l’attività economica territoriale, la giustizia, la corruzione, il livello culturale e la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica; ideato nel 2014 dalla professoressa Annamaria Nifo e dal Professore Gaetano Vecchione dell’Università degli Studi di Napoli Federico II è stato aggiornato con dati fino al 2019 (anno pre-Covid).

L’IQI assume un valore da 0 a 1 per ogni provincia, sulla base di un rank costruito su 5 dimensioni.

  1. Voice and accountability: sintetizza la partecipazione alla vita pubblica dei cittadini (affluenza alle elezioni, partecipazione ad associazioni, numero di cooperative sociali) e il loro livello di istruzione e culturale (punteggi test INVALSI e numero di libri pubblicati);
  2. Government effectiveness: riassume la presenza di infrastrutture (anche digitali) e servizi (es. sanità e istruzione), la qualità ambientale e il tasso di raccolta differenziata;
  3. Regulatory quality: considera l’apertura dell’economia, l’attività imprenditoriale nel territorio (clima d’impresa, numero di imprese su residenti e rapporto tra start-up e aziende cessate) e la presenza di dipendenti della Pubblica Amministrazione;
  4. Rule of law: sintetizza i tassi di criminalità, l’efficienza della giustizia civile (lunghezza dei processi e produttività della magistratura), l’economia sommersa e l’evasione fiscale;
  5. Corruption: guarda ai crimini contro la PA e alla cattiva amministrazione (Golden-Picci Index e tasso di comuni commissariati).

[1] The European House-Ambrosetti, Le opzioni tecnologiche per la digitalizzazione avanzata della Pubblica Amministrazione, 2023. Nel ranking mondiale per la digitalizzazione dei servizi pubblici, l’Italia è al 37° posto; a livello UE, invece, siamo al 23°, pag. 38.

[2] Audizione preliminare all’esame del Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-29, Testimonianza di Sergio Nicoletti Altimari Capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, Camera dei Deputati, Roma, 7 ottobre 2024, pag. 18.

[3] Studi economici dell’Ocse – Italia, settembre 2021, pag. 100.

[4] Commissione Europea, Indice di competitività delle regioni, maggio 2023. Il sottoindice relativo al contesto internazionale è la sintesi di molti indicatori che riguardano la corruzione, la qualità e l’imparzialità dei servizi pubblici, l’utilizzo del web nei rapporti con la PA, l’efficienza della giustizia, etc.

[5] Rapporto Economico sull’Italia, Febbraio 2017.

[6] Gli ideatori sono la prof.ssa Annamaria Nifo e il prof. Gaetano Vecchione.

[7] Nella nota a pag. 10 è illustrata la metodologia di calcolo di questo indice.