“L’appello è infondato e deve essere respinto“. Con queste parole il Consiglio di Stato ha tracciato una linea netta sulla vicenda Farmoplant, confermando la responsabilità dell’azienda nell’inquinamento delle acque sotterranee nelle aree Sin e Sir di Massa e Carrara, dalla zona industriale fino al mare. Il ricorso di Edison contro la sentenza del Tar di Firenze del 2020 è stato rigettato integralmente.
La decisione della Quarta sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Luigi Carbone e composta dai consiglieri Vincenzo Lopilato, Luca Lamberti, Silvia Martino e Michele Conforti, è destinata a entrare nella storia del territorio apuano. La sentenza, sebbene non possa cancellare il tragico ricordo dell’esplosione della Farmoplant del 17 luglio 1988 e la conseguente nube tossica, rappresenta un passo importante verso la giustizia per una comunità che ancora attende la bonifica del territorio.
Edison Spa, considerata erede di Farmoplant, si è scontrata in tribunale con il Ministero dell’Ambiente, Arpat, il Comune di Massa e le società Ivan Massa Srl e La Victor Coop Arl. I giudici hanno smontato uno a uno i tentativi di Edison di riformare la sentenza di primo grado. In particolare, è stato sottolineato che l’area non era stata definitivamente bonificata già nel 1995, contrariamente a quanto affermato dall’azienda. Inoltre, è stato confermato l’uso del tetracloroetilene nei processi produttivi dello stabilimento, evidenziando la continuità della filiera aziendale sin dagli anni ’60.
Un elemento chiave del processo è stata l’analisi delle contaminazioni presenti nell’area. Le analisi di Sogesid hanno dimostrato che il fosso Lavello, che separa le due aree, costituisce una barriera idraulica, impedendo il trasferimento delle contaminazioni. Pertanto, i veleni sotto la Farmoplant non possono essere attribuiti a sorgenti esterne.
La sentenza conferma la (cor)responsabilità di Edison nell’inquinamento, sottolineando che la normativa italiana ed europea si basa sul principio del “più probabile che non”. Edison non è riuscita a dimostrare che altre imprese fossero responsabili, rafforzando la decisione del Tar.
Sul fronte del risanamento ambientale, c’è stata un’ulteriore proroga di un anno per l’avvio dei lavori del progetto di bonifica elaborato da Sogesid. Il piano, presentato a giugno 2022, ha subito ritardi che hanno fatto perdere i finanziamenti iniziali di 21 milioni di euro del Fondo di sviluppo e coesione. Ora, la Regione Toscana ha stanziato 12 milioni di euro per il progetto. Il bando Sogesid, aperto a dicembre, ha visto una prima aggiudicazione, ma il nome del vincitore non è ancora stato rivelato. La progettazione esecutiva dovrebbe essere completata in circa 5 mesi, con 16 mesi di lavori, 3 per l’avviamento e 6 per il collaudo.
Questa sentenza rappresenta un passo significativo verso la giustizia ambientale per il territorio apuano, offrendo una speranza di risanamento per una comunità che ha vissuto per troppo tempo all’ombra della contaminazione industriale.
4o