Se n’è andato all’età di 87 anni don Roberto Turini, parroco di Quercia, Collecchia e Olivola, uomo amato da tutti. Una notizia attesa dallo scorso lunedì quando, già ricoverato da giorni al Noa, ha visto le sue condizioni aggravarsi. Padre vero della sua comunità, la sua figura dedicata, buona, lungimirante viene ricordata oggi da molti.

Nato a Pontebosio nel 1936, Turini fu consacrato sacerdote il 24 giugno 1960 divenendo cappellano del Duomo di Castelnuovo Garfagnana a soli 24 anni. Tre anni dopo il ritorno a Massa, da vice rettore del Seminario Maggiore Vescovile e insegnante di religione, poi nel 1967 il primo incarico in Lunigiana come parroco di Quercia: quello che con amore ha onorato per tutta la vita, quello a cui poi ha aggiunto le vicine frazioni di Olivola e Collecchia.

Come scrivono i suoi paesani, i suoi ragazzi, «la sua attività è stata immensa, da sacerdote e ideatore di importanti manifestazioni di valorizzazione delle tradizioni laiche innestate sulle feste propriamente religiose, momenti di aggregazione per l’intera comunità».

Dall’amatissima Sagra della focaccetta alla Cucina nel Borgo ed altre opere di riqualificazione e sviluppo e per il rilancio e per la vita quotidiana. Uomo di straordinaria cultura, nel 1970 si fece promotore dell’Estemporanea di Pittura dalla quale sono poi derivate mostre capaci di tener vivo un ambiente rurale che altrimenti non esisterebbe più, di legare anche attorno ad esse la collettività.

Sullo stesso impegno la battaglia ricordata dal sindaco Roberto Valettini contro la discarica di Ca Cagina. Poi: la Messa degli Artisti, la maxi Calza dell’Epifania, la fiaccolata per la pace e molte altre idee originali viste concretizzarsi per la sua Quercia. «Era un parroco a tutto tondo – ci ha detto Valettini – capace di avere cura delle anime, del contesto che abitava, contribuendo anzi innescandone l’elevazione autentica».

Gli abitanti ricordano che era ed è stato sempre naturale stare fuori casa: i genitori sapevano che tutti erano a “aiutare il prete”. C’era un bisogno, c’era da realizzare qualche nuova idea (non ultime la creazione delle sale espositive e, più recentemente, della biblioteca). Fedele al suo servizio, alle sue parrocchie «non ha fatto mancare nulla», ricoprendo pure altri incarichi quali quello di consigliere provinciale della Coldiretti, Canonico della Cattedrale di Massa, sacerdote collaboratore della sesta zona pastorale dell’Ordinariato Militare, vicario di Aulla. Presepi viventi, rassegne corali, processioni: momenti religiosi sempre resi momenti importanti per la popolazione tutta. Sue anche le istituzioni del pellegrinaggio del Primo Maggio al Santuario della Madonna in Gaggio, della Via Crucis di giovani e bambini, della recuperata Confraternita del SS Sacramento di Quercia.

Tra le curiosità, la devozione alla Madonna del Carmine che vedeva da bambino e che ritrovò come «segno del cielo» a Collecchia. Oltre le attività canoniche, don Roberto visitava sistematicamente anziani e ammalati; aiutava i poveri e i bisognosi; c’era per chiunque bussasse alla sua porta e, sino alla fine, c’era soprattutto per i suoi paesani, i ragazzi di Quercia. Le più intense parole di commiato arrivano proprio da loro che affidano anche ai social una lunga lettera di addio, con la quale abbiamo ricostruito la vita e il ricordo di “DonRo”, di don Roberto Turini, in sacerdozio padre e capofamiglia.

L’ultimo saluto è previsto per sabato 13 luglio alle 15,30 nella Chiesa di Quercia.

da Il Tirreno