Non è più sopportabile l’accanimento ottuso e pre-scientifico sulle piante.

Nell’ultimo Consiglio Comunale, la Giunta ha parlato di nuovi tagli di piante ad alto fusto: 36 pini in via Modena e 24 in via Lunense.

Anche queste 60 piante, come quelle di via Roma, in maggioranza non sono malate né pericolose.

A partire dalla sciagurata decisione della gestione grillina che abbattè 19 pini sani a Marina di Carrara (e non portò a compimento il suo osceno progetto che ne prevedeva abbattuti 60 solo per l’ostinata opposizione di alcuni cittadini), la sequenza di decisioni sciagurate non è più finita.

Continua a dominare un punto di vista culturale (e politico) errato che non vede nel verde pubblico una “Infrastruttura” fondamentale per una migliore qualità della vita, oltretutto in un’epoca di cambiamenti climatici. Errato perché contraddetto dalla ricerca scientifica e dalla abbondante letteratura in materia.

Il verde è considerato solo un ingombro, un fastidio, possibilmente da eliminare onde evitare incidenti alle persone o alle cose (peraltro altamente improbabili!).

Nella nostra città c’è una psicosi per i pini. Un approccio al verde pseudo-securitario, frutto di una mentalità retriva e individualista di una minoranza di cittadini da cui evidentemente è condizionata la nostra amministrazione.

Chi è preposto alla gestione della cosa pubblica ha almeno un percorso formativo riguardo ai temi che deve trattare?

Due anni fa, dopo la tragedia del downburst, poco dopo l’insediamento della nuova Giunta, come comitati e associazioni ambientaliste avemmo un incontro con la Sindaca. Nell’occasione, la prima cittadina prese l’impegno per un percorso partecipato, per la realizzazione del Piano del Verde (peraltro obbligatorio per legge) che, con un approccio tecnico-scientifico, tenesse conto dei servizi ecosistemici offerti dalle piante e dei bisogni inderogabili dei cittadini. Nulla è avvenuto di tutto questo, tranne la piantumazione di duecento piccoli pini. Un’inezia, soprattutto se accompagnata dall’ossessione per le piante, da abbattere solo se si manifesta un qualche dissesto prodotto dalle radici. Ancora una volta, ignorando quanto la tecnologia offre per risolvere questo problema là dove sussiste.

Gli alberi non sono un optional e se ne abbattiamo uno di alto fusto non basta piantarne solo un altro. Peraltro, a Carrara, al momento non siamo stati capaci neanche di fare ciò (vedi S. Ceccardo).

Ci siamo stancati di ripetere i vantaggi ecosistemici degli alberi, dati scientifici ormai facilmente reperibili ovunque, non più solo su pubblicazioni specialistiche. Dati accessibili a tutti. Gli alberi maturi rimuovono gli inquinanti atmosferici 70 volte più degli alberi giovani. L’ampiezza della chioma e l’altezza dell’albero portano a maggiori servizi ecosistemici (ombra, filtro per il particolato). Un albero piccolo sequestra annualmente dai 4 ai 16 kg di Co2. Un albero grande dai 130 ai 190 kg.

Prima di abbattere una pianta di alto fusto, e solo se malata o PERICOLOSA (secondo criteri obiettivi, scientificamente validati), occorre riflettere bene.

E, se lo si fa, non basta piantumare nuovi alberi ma bisogna fare in modo che sopravvivano con un’adeguata manutenzione. E’ per questo che ribadiamo il consiglio alla Sindaca di potenziare l’ufficio del verde pubblico dì Nausicaa oggi dotato di un solo tecnico, pur valido.

Propedeutici al Piano del Verde sono il Censimento e il Regolamento del verde, ai sensi della legge 10/2013 e il tutto, visto che abbiamo purtroppo già toccato con mano drammatici eventi estremi prodotti dai cambiamenti climatici, deve far parte di un Piano locale di adattamento climatico da adottare al più presto.

Tutto ciò premesso, quando si decide l’abbattimento di una o più piante, occorre una sollecita ripiantumazione con piante già adulte e non aspettare come sulla salita di San Ceccardo dove al momento non si è fatto nulla.

Riguardo ai finanziamenti cospicui che un Piano del Verde certamente comporta, proponiamo, di utilizzare le risorse di qualche progetto, tra i tanti discutibili, presentato dalle imprese marmifere ai sensi dell’art. 21 del Regolamento degli agri marmiferi.

E’ solo questione di volontà politica.

Comitato “Rinverdi-Amo Marina”

Italia Nostra – sezione Apuo-Lunense