La Guardia di Finanza di Massa Carrara, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Massa, ha svolto delicate indagini che hanno permesso di far luce sul lascito testamentario di un’anziana signora, ritenuto di dubbia veridicità da alcuni parenti della defunta.

La minuziosa attività di polizia giudiziaria, condotta dai militari del Gruppo di Marina di Massa anche tramite intercettazioni telefoniche, ha consentito di ipotizzare come il pubblico ufficiale, all’epoca dei fatti nominato quale amministratore di sostegno della signora, resosi conto che la sua assistita non aveva prossimi congiunti ma solo lontani parenti, avrebbe posto in essere una serie di condotte, culminate con l’utilizzo di un testamento olografo risultato falso, tramite le quali è riuscito ad appropriarsi, con la complicità del padre, dell’intero asse ereditario della defunta.

In particolar modo, attraverso l’attenta analisi della documentazione attinente l’attività dell’amministratore di sostegno, le dichiarazioni rilasciate da numerosi testimoni e gli elementi raccolti con le intercettazioni telefoniche, gli investigatori hanno ipotizzato che il padre dell’indagato fosse stato nominato quale “erede universale”, nonostante, all’epoca del presunto lascito, non avrebbe avuto alcun legame/rapporto con l’anziana defunta. Il rapporto di amicizia tra i due, in realtà, sarebbe stato gradualmente e fittiziamente costruito attraverso elementi falsi, appositamente inseriti dall’amministratore di sostegno nelle relazioni annuali indirizzate al Giudice Tutelare.

Dal successivo screening patrimoniale effettuato sui due indagati sarebbe emerso come il padre, dopo aver illegittimamente ereditato l’importante asset testamentario, avrebbe poi restituito gran parte dei beni al figlio.

Alla luce delle evidenze probatorie emerse, il Giudice per le indagini preliminari di Massa, accogliendo l’impianto accusatorio prospettato, ritenendo la fattispecie di cui all’art. 491 c.p. aggravata per aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante entità e per aver commesso i fatti abusando dei poteri derivanti da una pubblica funzione (art. 61 commi 7 e 9 c.p.), su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha emesso nei confronti dei due indagati un decreto di sequestro preventivo avente ad oggetto l’intero patrimonio della signora defunta.

Fermo restando, quindi, il diritto alla difesa dei due indagati, avendo l’A.G. rilevato comunque il fumus di reato sulla base delle indagini svolte dalla Guardia di Finanza, ha disposto la misura cautelare, al fine di garantire le parti offese nel procedimento, da una potenziale spoliazione effettuata durante le fasi del dibattimento, precedenti alla eventuale sentenza di condanna.

Così sono state avviate, dai finanzieri della provincia apuana, le attività di sequestro, che hanno interessato quattro appartamenti e un terreno a Marina di Carrara e una somma di quasi 300 mila euro depositata sui conti correnti. Inoltre, ai sensi del Regolamento Europeo 1805/2018, è stato richiesto il mutuo riconoscimento in territorio spagnolo del provvedimento di sequestro preventivo emesso dal Tribunale di Massa, che, accolto dalle autorità iberiche, si è concluso con la comunicazione di sequestro e trascrizione sui registri immobiliari spagnoli della misura cautelare disposta dalla giustizia italiana anche su un appartamento dislocato a Gran Canaria, nelle Isole Canarie.

La Procura della Repubblica di Massa precisa e ribadisce che le ipotesi investigative delineate in precedenza sono state formulate nel rispetto del principio della presunzione d’innocenza delle persone sottoposte ad indagini, e che la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo qualora interverrà sentenza irrevocabile di condanna.