Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Massa Carrara, su  delega della Procura della Repubblica di Massa, ha dato oggi esecuzione ad un’ordinanza emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Massa nei confronti di 11 persone per reati di bancarotta fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Inoltre, sono in corso di esecuzione sequestri di automezzi e di un immobile ad uso ufficio situato in Massa, di proprietà di uno degli indagati.

Più precisamente, su richiesta della Procura della Repubblica, il G.I.P. ha applicato la misura della custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di Maria Grazia Bernabucci, nota commercialista di Massa e del suo collaboratore Paolo Sassetti originario di Carrara ma residente a Sarzana; mentre sono state applicate 9 misure interdittive all’esercizio di impresa nei confronti di altrettanti imprenditori e prestanomi.

Le indagini delle Fiamme Gialle, coordinate dalla dott.ssa Roberta Moramarco e dalla dott.ssa Alessia Iacopini della Procura della Repubblica di Massa, diretta dal Procuratore Piero Capizzoto, sono durate circa due anni con lo svolgimento anche di numerose intercettazioni telefoniche effettuate dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria.

L’indagine ha svelato un articolato schema di evasione, ideato dalla commercialista (posta agli arresti domiciliari), mediante il quale società gravate da numerosi debiti tributari hanno trasferito il complesso aziendale in favore di nuovi soggetti giuridici senza obbligazioni o debiti. Il sistema prevedeva la complicità degli imprenditori titolari e di soggetti nullatenenti (privi di fonti di reddito e beni aggredibili e, in qualche caso, gravati da precedenti penali), scelti appositamente per rivestire solo formalmente la carica di amministratori e/o soci delle vecchie società, accollandosi le connesse responsabilità penali in cambio di modeste somme di denaro.

Al tempo stesso, le nuove società costituite (con identica sede e attività aziendale, con i medesimi dipendenti e con assonanze persino nella denominazione sociale), gestite dalle medesime persone fisiche, permettevano il trasferimento dell’intero complesso aziendale, rendendo inefficace l’eventuale riscossione coattiva azionata dall’Erario nei confronti della vecchia società.

Il collaudato schema, infatti, si è fondato non solo sull’assunto che una società indebitata con il solo fisco difficilmente viene assoggettata a procedure concorsuali, ma anche sulla circostanza che, a distanza di anni dal trasferimento aziendale, le istanze di fallimento presentate nei confronti delle vecchie società, venivano sistematicamente rigettate per il mancato superamento dei limiti dimensionali previsti dalla legge fallimentare. In tale contesto significativa è la circostanza che la professionista, pur consapevole dell’esistenza delle indagini in corso, ha continuato l’illecita attività, anche recentemente, producendo in sede di udienza pre-fallimentare documentazione che dagli accertamenti svolti dalla Guardia di Finanza contiene elementi di falsità ideologica e materiale, per evitare il fallimento di una società a lei riconducibile.

Il risparmio di spesa ottenuto dai reali imprenditori, mediante l’omissione sistematica del pagamento delle imposte, ha consentito loro di autofinanziarsi e di applicare prezzi inferiori a quelli di mercato creando una distorsione alla libera concorrenza del mercato.

Il totale delle cartelle esattoriali emesse nei confronti delle diverse società osservate, per i tributi ed i contributi previdenziali no versati, ammonta a circa 2,5 milioni di euro. Sulla base di questi rilevanti debiti, la Procura della Repubblica ha presentato istanza di fallimento ai competenti Tribunali di Massa e La Spezia, i quali, a conferma del quadro indiziario ricostruito dalla polizia giudiziaria, hanno dichiarato il fallimento di ben 9 società.

Nella ordinanza cautelare, il G.I.P., Dott.ssa Marta Baldasseroni, ha evidenziato la tangibile spregiudicatezza nella reiterazione dei reati da parte degli indagati, anche dopo la conoscenza dell’esistenza del procedimento penale, dimostrando una spiccata insensibilità alle regole poste dall’ordinamento.

Le misure cautelari sono state emesse dal G.I.P. per il pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione dei reati.

Le indagini proseguono al fine di completare gli accertamenti su basi documentali