Sabato 17 Luglio alle ore 18,00 si inaugura la personale di pittura e arte plastica dell’architetto Claudio Palandrani, presidente dell’Associazione APUAMATER, assai conosciuto anche come autore di saggi storici sul territorio apuo-lunense.
A tre anni dall’ultima esposizione, la mostra fa quest’anno il punto sul lavoro dell’artista, che è proseguito ininterrottamente nonostante la crisi pandemica.
Il titolo della mostra Stato Liquido, sembra richiamare uno dei noti “stati fisici” della materia. In realtà intende evocare una condizione interiore, una sensazione che talora pervade l’individuo e ne destruttura la solidità delle supposte certezze riportandolo alla consapevolezza di una dimensione labile, dunque precaria ed incerta dell’essere.
Intende fare emergere il tema dell’indeterminazione, della fragilità e della transitorietà di ciascuno attraverso il riconoscimento della fluidità del nostro passare tra situazioni illusorie, delle quali percepiamo l’impossibilità di trattenere, come l’acqua nella mano, l’essenza non soggetta alla corruptio del tempo.
L’opera d’Arte diviene dunque l’oggetto attraverso il quale l’individuo assume consapevolezza del proprio stato di sospensione tra la “sostanza dei sogni” e l’illusione della realtà.
Quest’anno, l’astrattismo informale di Palandrani recupera anche una dimensione figurativa, che si ispira alle forme biologiche e zoomorfe dell’ambiente marino. È una sensibilità che si origina dalle suggestioni mediterranee cui attingono gli elementi essenziali della sua poetica artistica.
La tecnica di Palandrani è volutamente ricca di crescenti contaminazioni materiche.
L’artista preferisce lavorare su materiali vecchi, che possiedono già una storia propria: tele, legno, carta, ma anche vecchi colori, materiali di riuso, fusi assieme da colori acrilici e carboncino.
Come sempre, il segno domina, forte, sulla composizione e sul colore. E’ forse una memoria dell’abitudine, che hanno gli architetti che appartengono ai una stagione non troppo recente, di tracciare l’idea col gesto sicuro della mano; ricordo di un lavoro antico che riemerge rivendicando il suo primato sui moderni strumenti digitali.
Quest’anno, poi, la mostra si arricchisce di tre opere plastiche a tutto tondo, a segnare come il passaggio dalla bidimensionalità del quadro al coinvolgimento della tridimensionalità spaziale, nella costruzione dell’opera d’arte, si sia ormai consumato con esiti assolutamente convincenti.
Claudio Palandrani é un artista schivo e volutamente estraneo dalle mode che attraggono periodicamente il mondo dell’Arte condizionandone l’evoluzione.
La sua ricerca, profondamente personale, si volge a recuperare quelle emozioni positive e fortemente sensoriali che partono dal riconoscimento di elementi naturalistici per trasformarsi in stati interiori di coscienza. È dunque un’Arte che non si risolve esclusivamente su un piano estetico-formale, ma affronta anche la questione etica più generale del rapporto dell’uomo col mondo naturale e con il flusso in cessante del divenire e della a storia. Affronta cioè il tema eterno dell’essere e l’esistere nel tempo umano e nell’ambiente naturale di cui l’uomo è parte integrante e all’interno del quale vive, offrendo elementi di riflessione critica per nuove acquisizione di coscienza.