I dipendenti del Nuovo Pignone/Baker Hughes di Massa e di Avenza/Marina di Carrara hanno scritto una lettera per denunciare come si sta muovendo l’azienda in merito al momento in cui viviamo. Una lettera di denuncia che ha come oggetto la preoccupazione che l’azienda vorrebbe far passare la loro produzione essenziale come esplicitato nel codice Ateco, mentre questo non corrisponde a realtà. Prima dell’ultimo DPCM del 22 marzo era stata data possibilità di deroga di apertura per eventuali aziende rientranti nella filiera delle attività in elenco Ateco, previa domanda al Prefetto di competenza territoriale. Questa deroga ha fatto si che molte aziende di produzioni non essenziali cogliessero l’occasione per inoltrare ai Prefetti territoriali la richiesta di apertura, adducendo a presunte filiere rispetto alle produzioni essenziali. In data 24 marzo è stato reso pubblico un ulteriore caso accertato di Covid-19 alla Baker Hughes di Massa.

In data 28 marzo le OO.SS. provinciali FIM-FIOM-UILM inviavano a tutte le aziende del territorio di Massa Carrara una lettera aperta di diffida a richiamare al lavoro dipendenti in seguito ad invio al Prefetto di richieste di autorizzazione a non interrompere o a riprendere le attività produttive anche da parte di coloro che, a loro avviso, non rientravano tra i produttori di beni essenziali, riservandosi la facoltà di costituirsi parte civile in caso di eventuali cause legali, qualora si verificassero casi di contagio e/o episodi che mettessero a repentaglio la salute dei lavoratori e delle loro famiglie. Per Massa è stata prevista la continuità operativa per l’azienda A.S.T.I. Per Avenza la Società ha dichiarato che proseguivano le attività strategicamente rilevanti con una forte riduzione della presenza di personale. Le organizzazioni sindacali confederali territoriali CGIL-CISL-UIL hanno inviato una comunicazione al Prefetto in cui segnalano che risulterebbero circa 300/310 domande per apertura in deroga da parte di aziende non rientranti in elenco dei codici Ateco del decreto, fra le quali emergerebbero aziende non ritenute essenziali.

A seguito dei vari dispositivi governativi in materia di Covid-19, risulta implicito che per le misure di contenimento dei contagi sia necessaria la chiusura di tutte le attività non essenziali, tenendo aperte unicamente quelle aventi codice Ateco inserite nell’elenco allegato ai due DPCM. A tale proposito, richiediamo l’intervento di tutte le OO.SS. e di tutti gli organi preposti in materia affinché verifichino le condizioni in cui ci troviamo costretti a lavorare, dal momento che ancora oggi in molte lavorazioni non sussistono le condizioni di sicurezza previste dai dispositivi governativi in materia. Le sanificazioni effettuate tardivamente e solo dopo azioni sindacali, non ci rendono sereni dal momento che diversi contagi sono emersi solo in fase successiva alla sanificazione avvenuta nel weekend a cavallo tra il 18 e il 22.

A questo si aggiunga che il sito di Avenza risulta già da giorni sovraccarico di personale tra cui diversi operatori provenienti da ogni zona d’Italia. Oltretutto questi due reparti non ci risultano essere a nessun effetto filiera della ASTI, pertanto non avrebbe alcun senso, a nostro avviso, alcuna richiesta di deroga di apertura al Prefetto.

Con la presente denuncia intendiamo esprimere la volontà di tanti lavoratori diretti e dell’indotto che, per motivi di possibile repressione, si trovano loro malgrado costretti a tacere.

Ci domandiamo come sia possibile che si tenti in tutti i modi di aggirare i decreti governativi per portare avanti produzioni non realmente indispensabili, incorrendo in rischi di propagazione del virus