E’ deceduto a 90 anni, compiuti lo scorso 8 settembre, Mario Martignoni, carrarese, decano dei giornalisti della provincia. Cronista di razza, aveva iniziato alla Nazione per poi passare oltre 50 anni fa al Telegrafo, poi diventato Tirreno, di cui è stato per decenni una vera colonna della cronaca di Carrara e provinciale, e non solo. Fu in prima linea nella storica difesa del giornale nel 77, tra i fondatori della cooperativa che mantenne in vita il quotidiano con sede a Livorno, rinato proprio in quegli anni come Tirreno. Sempre in cerca di notizie, anche dopo la pensione aveva continuato a scrivere assiduamente, raccontando la sua città in tutte le sue sfaccettature. Ultimamente, aveva qualche problema di salute, un malore accusato sabato scorso o ha portato al decesso avvenuto  sabato 25 novembre, intorno alle 19. Era stato sposato con l’adorata moglie Mariella Braglia, deceduta tre anni e mezzo fa, lasciando in lui un vuoto enorme. Lascia due sorelle, Renata e Rita, e i nipoti, Francesca, Guido e Laura, e, per parte della Mariella, i nipoti Giuseppe, Massimo (giornalista del Tirreno) e Maurizio, oltre ai cognati, i pronipoti e gli altri congiunti. A tutti era legatissimo, non avendo lui avuto figli. Nella sua carriera giornalistica, numerosi gli scoop che è impossibile enumerare, per tutti lo scandalo edilizio degli Anni Sessanta; ha raccontato il periodo degli omicidi irrisolti degli Anni 70-80, la strana storia poi risolta dello sparatore della notte e molto altro. In gioventù fu volontario di Salò, poi finì in campo di concentramento a Coltano. Non ha mai perso fino all’ultimo il suo spirito di carrarino legato alla città, era amareggiato nel vedere la città ridotta così male, lui che ne aveva vissuto i fasti degli Anni d’oro, quando a Carrara venivano dal circondario a comprare, c’erano i più bei negozi, tre teatri, sette cinema, e ne ricordava tutti i nomi. La passione per la Carrarese, che in quegli anni lui seguiva anche come fotografo, gli costò un dito pollice, perché nel ’63 raccogliendo un petardo lanciato dalla curva, gli esplose in mano.