La gestione del ciclo dei rifiuti è un tema molto serio e complesso e va immaginato pensando sempre alle soluzioni migliori nell’interesse dei cittadini, dell’ambiente e delle prossime generazioni.

Con questa prospettiva abbiamo affrontato il percorso verso la costituzione della società unica di costa per la gestione dei rifiuti. Senza pregiudizi ideologici ma consapevoli di non poter accettare soluzioni preconfezionate.

Negli anni, infatti, sono cambiate molte cose. Intanto la circolare Orlando dell’agosto 2013 ha stabilito positivamente un nuovo orizzonte che ha reso del tutto diverse le necessità del servizio. Siamo passati dall’idea del rifiuto da smaltire a quello del recupero delle materie prime, fissando obiettivi di raccolta differenziata pari al 70%.  Era così evidente che il progetto elaborato in sede di costituzione di Retiambiente nel 2009 doveva essere profondamente aggiornato. Insieme ad altri comuni, molti a guida Pd, abbiamo chiesto una verifica del piano ed è emerso che il fabbisogno di investimenti, inizialmente superiore a 200 milioni di euro destinati principalmente alla realizzazione di inceneritori, scendeva progressivamente fino ad arrivare agli attuali 50, una cifra abbondantemente gestibile per Retiambiente che nel 2016 ha chiuso il bilancio con un utile di 4 milioni senza che realtà come Massa, Carrara e parte della Versilia fossero entrate.

Conseguentemente la necessità di un socio privato, ipotizzata per sostenere in termini finanziari e di competenze l’investimento “monstre” iniziale, ha progressivamente perso di significato.
Abbiamo lavorato, in questi anni, anche per il futuro delle nostre aziende e dei lavoratori chiedendo a gran voce una prospettiva per Cermec. Abbiamo stipulato un accordo con Ato che consentirà all’azienda di effettuare una ricollocazione dopo il 2020 e mantiene in vita la linea di trattamento dell’indifferenziato ma d’altra parte abbiamo dovuto prendere atto, nostro malgrado, che la Regione ha autorizzato un impianto concorrente privato a Peccioli, costringendo quindi Cermec a dover trovare sbocchi fuori regione. Questa mancata chiarezza ci ha spinto prima a rallentare il percorso di adesione a Retiambiente e a condividere con altri comuni, nello scorso marzo, un documento con la richiesta di verifica del permanere della necessità di procedere alla gara per cedere il 45% di Retiambiente ad un socio privato. Queste risposte non sono arrivate e così abbiamo deciso con un gesto molto forte di non partecipare all’assemblea dell’ato di martedì scorso. Riteniamo che partecipare a Retiambiente tutta pubblica conferendo Asmiu e in prospettiva Cermec, possa essere la soluzione migliore perché le realtà pubbliche hanno a disposizione competenze per assicurare risultati di altissima qualità in termini ambientali e di servizio al cittadino, perché non ci sono più quelle necessità straordinarie di risorse economiche dato che gli investimenti materiali sono ormai residuali, perché con un gestore unico si creeranno economie di scala significative che potranno consentire la riduzione del costo, perché sarà possibile avere una tipologia di servizio omogeneo e non a macchia di leopardo e perché da ultimo Retiambiente avrà titolarità per gestire i flussi dei rifiuti e potrà garantire una prospettiva interessante anche in termini occupazionali per Cermec. Con proposte che puntano all’ambiente, a non cedere nella gestione dei servizi strategici ai privati, al miglioramento della qualità, siamo convinti che il centrosinistra possa parlare ed essere ben compreso dai cittadini e stanare quelle forze politiche che per puro tatticismo frenano innovazioni e cambiamento.