
IL REATO SUSSISTE DAL PUNTO DI VISTA GIURIDICO E A QUESTO SI E’ ATTENUTA LA PROCURA DI MASSA CARRARA. IL PROCURATORE HA SOTTOLINEATO: “NON PUO’ DARE UN GIUDIZIO SOGGETTIVO IL SINGOLO MAGISTRATO, INTERVENGA IL PARLAMENTO
Istigazione o aiuto al suicidio è il reato contestato a Marco Cappato e Mina Welby per la morte di Davide Trentini, massese di 53 che affetto da 25 anni da sclerosi multipla e completamente invalido, lo scorso aprile ha scelto il suicidio assistito in Svizzera. La procura di Massa ha chiuso le indagini attenendosi ai fatti di quanto accaduto e giudicando in base alle leggi giuridiche e al “diritto fondamentalissimo” della vita indicato dalla corte costituzionale.
Cappato, segretario dell’associazione ‘Coscioni’, e Welby presidente di ‘Soccorso Civile’. Secondo il procuratore Aldo Giubilaro e il sostituto Marco Mansi, coassegnatario del procedimento i due indagati hanno aiutato e rafforzato il proposito di Trentini di morire in Svizzera assistendolo fino all’ultimo giorno, raccogliendo i soldi e la documentazione necessari e organizzando il viaggio.
Mansi si riserverà di procedere con la richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione dopo aver esaminato le memorie, eventuali dichiarazioni spontanee e i documenti depositati dagli indagati. “Non è una scelta che spetta a noi – ha tenuto a precisare Giubilaro – è una materia estremamente delicata su cui non può decidere un singolo magistrato; dovrebbe essere il Parlamento ad esprimersi dettando una strada”. Per la Procura apuana “In mancanza di una posizione, vista l’importanza del tema, non si può interpretare la tutela della vita”.