Erano pendolari del crimine, si spostavano autonomamente e con mezzi differenti per non creare sospetti, utilizzavano cellulari appositi e durante le rapine non comunicavano mai tra di loro, come ad indicare una tecnica collaudata. Agivano a volto scoperto, ma ogni volta cambiavano qualche particolare, magari con occhiali, la barba o un cappello. Sono stati arrestati per rapina tre siciliani autori di due colpi in altrettante filiali carraresi, ma probabilmente appartenenti ad un’organizzazione ben più ampia. I carabinieri del nucleo investigativo di Massa Carrara, in collaborazione con militari di Carrara, del nucleo investigativo di Catania e del nucleo operativo della compagnia di Taormina hanno arrestato i tre, di 22, 28 e 33 anni, nelle proprie abitazioni ad Acireale, Augusta e a Naxos. L’ultimo a finire in manette è stato il 28enne, latitante dopo essere fuggito da una comunità terapeutica. La prima rapina l’avevano messa a segno il 2 ottobre del 2015 alla banca regionale europea – ubi banca di Avenza, la seconda poco dopo, il 19 novembre alla filiale di Marina di Carrara della Cassa di risparmio di Pistoia e della Lucchesia. Complessivamente avevano portato via 180 mila euro. Con pazienza, erano rimasti ore all’interno delle banche attendendo l’apertura a tempo dei caveau, delle casseforti e dei dispositivi bancomat, tenendo nel frattempo in ostaggio i clienti e minacciando con armi da taglio i dipendenti e direttori, o i loro familiari, per farsi aprire le casse. Due operavano all’interno, con le mani coperte da colla per non lasciare impronte digitali, mentre uno invece, faceva da palo. Un metodo, questo, riscontrato in molte altre rapine avvenute a La spezia, Alessandria, Bergamo e Venezia.
Alle dettagliate testimonianze, la lunga indagine dei carabinieri ha richiesto l’utilizzo di particolari software, in dotazione anche all’FBI, per i rilevamenti antropometrici e somatici dei rapinatori.
In nessuna area in cui sono avvenute le rapine con questo stesso modus operandi è stato trovato un basista che indicasse dove e quando agire. I tre arrestati non avevano alcun contatto con il territorio, ma è molto probabile che qualcuno abbia
fornito assistenza. Per gli inquirenti, gli arrestati fanno parte di un’organizzazione criminale i cui componenti si riuniscono per commettere i reati. Dopo ogni colpo, i tre festeggiavano con costose bottiglie di vino. Le indagini continuano in altre zone d’Italia