E’ un misto di indignazione, incredulità e rabbia il sentimento che ha spinto due genitori affidatari di una bambina di 9 anni a raccontare le peripezie a cui è stata sottoposta la loro famiglia a partire dalla fine dello scorso anno scolastico. Tecnicamente la piccola è collocata presso la famiglia carrarese ed è in attesa, di qui a un mese, del provvedimento di affidamento. E’ arrivata in città nel maggio del 2015, all’età di otto anni dopo aver trascorso la vita tra un istituto e l’altro. Tra le prime questioni da affrontare con il nuovo ingresso in famiglia c’è stato quello dell’iscrizione a scuola. E qui sono iniziati a spuntare gli ostacoli.
I genitori avrebbero voluto che la bimba frequentasse la primaria più vicina a casa: nella classe di riferimento della bambina però non c’è posto e così dopo qualche insistenza i genitori optano per un altro istituto situato a qualche chilometro di distanza. La bimba si ambienta bene e trascorre un anno scolastico sereno, coronato da una pagella con tutti dieci. Nel corso dell’estate spunta però un imprevisto: il papà cambia lavoro e orario e non può più accompagnare la figlia a scuola. La mamma non ha l’auto e l’istituto non è raggiungibile a piedi. I genitori sperano nel servizio di trasporto scolastico ma il pullmino di riferimento non raggiunge la zona di residenza della famiglia. I genitori si rivolgono alla scuola, ad Apuafarma (che gestisce il trasporto scolastico) e all’ufficio Trasporto Scolastico del Comune di Carrara: chiedono che il percorso dello scuolabus venga modificato, con tanto di lettera dei Servizi Sociali che seguono la piccola. Dal municipio propongono il ricorso a un’auto per disabili ma la famiglia si rifiuta, per evitare contraccolpi psicologici alla bimba. «Ci hanno detto che per prendere nostra figlia il pulmino avrebbe perso 10 minuti e ci hanno detto di farla andare a scuola in autobus» racconta, indignato il papà. «Non ho alcuna intenzione di lasciare che mia figlia vada a scuola in autobus da sola…ne ha già passate troppe. Vorrà dire che la accompagnerò io, con il bimbo piccolo, sul bus. Per lei questo ed altro» ribatte decisa la mamma. Finora il papà è riuscito a ottenere dei permessi per accompagnare la figlia ma, spiega l’uomo, non potrò farlo per tutto l’anno scolastico. Una storia quella di questa famiglia fatta di ostacoli burocratici e, denunciano i due genitori, di «mancanza di disponibilità e comprensione» nei confronti di una bimba che attraversa una fase particolarmente delicata della sua vita quale l’ingresso in un nuovo nucleo familiare.