Nuove assunzioni di personale, formazione ad hoc, l’uso di droni e foto satellitari su acque, rifiuti e aria. Saranno questi gli strumenti principali del “Progetto speciale cave”, promosso dalla Giunta regionale e messo in atto da Arpat.
Obiettivo: potenziare i controlli sull’attività estrattiva e migliorare la gestione ambientale delle cave riducendo, tra l’altro, l’inquinamento di marmettola sia nelle acque superficiali che in quelle sotterranee.
La giunta regionale ha approvato la delibera che dà l’avvio a una nuova stagione di accertamenti e verifiche nei siti estrattivi delle Alpi Apuane.
Il nuovo progetto prevede che per due anni, dal 2017 al 2018 (periodo che potrà essere rinnovato), Arpat assuma 12 nuove figure che, adeguatamente formate allo scopo, si occuperanno dell’attività di verifica e controllo.
Sarà inoltre acquistata strumentazione adeguata finalizzata a presidiare il territorio come droni e immagini satellitari.
Un investimento da 1 milione e 480mila euro (800mila per il 2017 e 600mila nel 2018) per controllare direttamente 120 cave (60 l’anno) delle 170 attive in produzione. I controlli, grazie alle metodiche innovative, potranno essere comunque estesi su tutta l’area estrattiva della provincia di Massa Carrara e nell’area a nord della Versilia, un territorio che conta 307 cave fra attive, dismesse o quiescenti.
Il progetto dovrà integrarsi sia con il “Piano straordinario per la sicurezza nella lavorazione del marmo nel distretto Apuo-Versiliese” sia con l’attività del Corpo Forestale dello Stato al fine di orientare verso obiettivi comuni l’azione dei vari soggetti preposti al controllo.
Gli effetti del progetto
La messa a punto di un sistema di controllo mirato grazie anche all’uso delle tecnologie avanzate: è questo il primo della lunga serie di effetti attesi dal progetto speciale. Ad esso si associa un aumento significativo dei controlli puntuali sui siti estrattivi selezionati a seguito di una fase di analisi delle situazioni più critiche rilevate con i droni e le foto satellitari; la definizione di criteri e condizioni per rendere più efficaci le azioni di verifica e di valutazione, anche in sede di VIA, delle attività estrattive e, infine, la realizzazione di un sito web di Arpat destinato a cittadini, amministrazioni e imprese e dedicato alla raccolta delle informazioni.
Lotta alla marmettola
Il monitoraggio della risorsa idrica tramite sonde osserverà in modo continuo le sorgenti e si studierà in modo approfondito il sistema idrogeologico del complesso reticolo carsico con la predisposizione di una modellistica di bacino (flusso idrico e trasporto inquinanti). Si approfondiranno in questo modo le problematiche legate alla dispersione nell’ambiente della marmettola. Nei laboratori di Arpat, in collaborazione con l’Università e i Centri di ricerca, si svilupperanno anche metodologie di indagine capaci di identificare la sua origine e le conseguenti responsabilità dell’inquinamento fornendo alle attività di repressione strumenti concreti di lotta all’illegalità.
Nuove linee guida
Oltre al progetto controlli, è prevista entro pochi mesi la preparazione di apposite linee guida (di riferimento anche ai fini autorizzativi). Serviranno a favorire l’adozione di metodi di lavorazione sempre più puliti e l’individuazione di tecniche più moderne e avanzate per ridurre alla fonte i fenomeni di inquinamento dovuti alla marmettola.