Che peccato, che occasione persa: le Settimane del marmo (Marble Weeks) avevano una visione, potevano diventare, e stavano diventando, un appuntamento di rilievo internazionale, ma oggi sono ridotte a un evento di rilievo provinciale. «Per non pestare i piedi a nessuno», si è snaturata un’esperienza unica. È amara e piena di rammarico la riflessione di Paris Mazzanti, per un ventennio direttore della Internazionale Marmi Macchine e uno dei “padri” di Marble Weeks. Fu lui, assieme all’allora presidente di Imm-CarraraFiere Giorgio Bianchini, ad avere l’intuizione di quella manifestazione che metteva insieme scultura e design, architettura e show in un mix spettacolare, colto e pop al contempo, che ha fatto la fortuna delle prime edizioni.
«Leggo sul Tirreno – si sfoga adesso Mazzanti – che i negozianti del centro si lamentano per la scarsa visibilità data all’evento. Ma il problema della Marble Weeks 2016(così si chiama ancora) è questo? No, il vero scandaloso problema è rappresentato dall’involuzione, forzatamente voluta, data ad un evento nato da una strategia lungimirante nel lontano 2008 : che aveva come idea “la nuova frontiera del marmo”. Un progetto di lungo respiro, voluto da Carrarafiere e dal suo presidente Giorgio Bianchini, per dare un indirizzo nuovo e soprattutto un nuovo interesse al settore lapideo legandolo a doppio filo con la fiera del marmo». Bianchini e Mazzanti chiamarono gli architettiPaolo Armenise e Silvia Nerbi dello studio Zot, a sviluppare quel progetto puntando su un travaso di esperienze: dal marmo verso il settore del mobile e del design e viceversa, per far comprendere al mondo dell’architettura e del design internazionale le grandi potenzialità di una materia straordinaria come il marmo. Un progetto fatto proprio sin da subito, e anche questa è stata una “rivoluzione”, dalle più importanti aziende del marmo. Nel maggio 2008 il progetto inizia il suo percorso con “Natural Stone Vision”: un padiglione all’interno della fiera del marmo, un’installazione di altissimo livello, mix di allestimenti scenografici, design,architettura cultura e convivialità capace di rendere unico lo straordinario messaggio che il marmo era in grado di dare.

Poi, ripercorre Mazzanti, «arrivano altri appuntamenti straordinari: Sacro e Profano , Welcome Angels nel bacino di Gioia nel 2009; Italian Microrealites, Under a White Sky nel 2010; Interni Mutant Architecture alla Design Week Milanese del 2011 con la presentazione di “Zero” un cubo di marmo di Carrara di 5 metri di lato (vuoto all’interno) progettato dallo studio Snoh di Oslo (uno dei più grandi studi di architettura del mondo) e grande protagonista alla prima edizione di “Carrara Marble Week” di giugno 2011.Una prima edizione che ha rappresentato il frutto di un cammino fatto di ricerca ed elaborazioni. Un cammino che ci aveva fatto capire come il pianeta marmo nelle sue molteplici espressioni, era diventato assieme ad altri materiali terreno di grandi innovazioni e valorizzazioni nel campo dell’architettura, del design e dell’arte». L’anno seguente, nel 2012, il progetto continua e le aziende coinvolte sono ancora presenti a Milano alla Design Week con un altra grande opera “One- into the void” progettato da Som uno degli studi più importanti al mondo. Le prime edizioni di Marble Weeks hanno un grande successo, inaspettato: tanti visitatori,tanti architetti e designer,tanti giornalisti e riviste di settore a tal punto che l’evento, programmato per essere biennale, diventa annuale. «Il progetto – dice Mazzanti – era diventato realtà e questo grazie all’impegno e alle idee straordinarie degli architetti Paolo Armenise e Silvia Nerbi e di tanti imprenditori che avevano creduto nell’idea; grazie al contributo della Regione Toscana, del Comune di Carrara,della Fondazione Crc, e della Camera di Commercio».
“Molti non sapevano nemmeno che si inaugurava la prima mostra al Cap”
Poi, il declino: «Purtroppo nelle edizioni successive(dal 2013) la Marble Weeks è stata snaturata e contaminazioni varie hanno fatto perdere per strada quell’idea di evento di livello internazionale facendola diventare ancora qualche anno dopo una qualsiasi iniziativa di livello provinciale, che per dirla francamente, non facendo ombra a nessuno rende tutti felici e contenti». «Già dopo l’edizione del 2013 – racconta ancora l’ex direttore Imm – Paolo Armenise mi confidò che non era più interessato a una Marble Week che non era più quella da lui progettata, tuttavia su mia insistente richiesta promise che avrebbe comunque organizzato l’edizione 2014 per stima nei miei confronti e di Carrara Fiere…… Purtroppo Paolo perse la vita nel drammatico incidente a Milano del 12 Giugno di due anni fa a pochissimi giorni dall’inaugurazione». «Ecco, questa era la filosofia della Marble Week ideata da Paolo Armenise e Silvia Nerbi e l’evento che viene organizzato in questi giorni a Carrara(prescindendo dal valore degli artisti e curatori delle varie mostre) non si può chiamare Marble Weeks perché non lo è. Forse perché il marchio della Marble Week di proprietà di Carrarafiere è stato ceduto al Comune ( cosa questa incomprensibile)? Ma i marchi se non c’è sotto un progetto ,un’idea e soprattutto una condivisione non producono nulla. Credo che in questo modo si faccia anche un torto agli artisti che partecipano oggi a questa iniziativa e ai curatori degli eventi»
il tirreno