. Seconda sfilza di nomi e nell’elenco dei Panama papers spuntano altri due imprenditori apuani. Si tratta di Paolo Borghini, re del Calacatta, e Umberto Rivieri, titolare della Rivieri Marble di Pietrasanta, ma residente sulle alture di Massa. Il primo risponde al telefono ed è informato su tutto, l’altro invece non ne sa nulla e cade dalle nuvole. «Non mi faccio mancare niente», dice dall’altra parte dell’apparecchio Borghini. Precisando: «Ma è una questione che abbiamo già risolto perché risale a qualche anno fa». E si spiega meglio: «I capitali erano all’estero, ma li abbiamo fatti rientrare trovando un accordo con lo Stato italiano. Insomma, la mia posizione è stata regolarizzata». Il conto off shore a Panama c’era ma è stato estinto da tempo. Quello dell’imprenditore conosciuto in tutto il mondo per le sue lavorazioni del marmo Calacatta e Blu Crestola è il secondo nome carrarese che spunta nella lista dei toscani coinvolti nella vicenda. Il primo era stato quello di Lorenzo Vanelli. Che si era detto all’oscuro di tutto: «I Panama papers non li avevo mai sentiti nominare, fino a ieri. E lo studio legale Mossack e Fonseca non sapevo neanche che esistesse», aveva spiegato al Tirreno qualche giorno fa.

L’altro nominativo apuano spuntato ieri sulle pagine del settimanale l’Espresso è quello di Umberto Rivieri, imprenditore del marmo che in passato – circa dieci anni fa – era davvero conosciuto, non solo in Italia ma soprattutto all’estero. Poi con l’arrivo dei cinesi la fortuna gli ha voltato le spalle: «La mia azienda è stata in liquidazione, ho ripreso l’attività un annetto fa ma ormai mi occupo di una minima parte di quello che facevo una volta. Soltanto poveri». Rivieri cade dalle nuvole quando sente che il suo nome si trova tra i Panama papers: «Il mio nome? Me lo state dicendo voi, non ne sapevo nulla. Posso dirvi che non ho mai avuto conti correnti a Panama, l’unica cosa che so. Se voi potete spiegarmi quale giornale ha scritto quella lista vado a comprarlo perché voglio vederci chiaro. Grazie».

La procura di Massa Carrara dopo la fuga di notizie, e la pubblicazione dei primi nomi, si è messa al lavoro. Il procuratore capo Aldo Giubilaro ha aperto un fascicolo: «Al momento non viene contestata nessuna ipotesi di reato», aveva precisato però il procuratore capo. Per adesso si tratta solo di accertamenti volti a comprendere meglio se ci possono essere elementi ulteriori, da approfondire con le indagini, che legano lo scandalo Panama Papers alla provincia apuana. Il fascicolo è stato aperto secondo il modello 45, ossia come registro degli atti non costituenti notizia di reato, nel quale raccogliere, appunto, quegli atti che riposano ancora nel “limbo” della non sicura definibilità, ma che postulano una fase di accertamenti “preliminari”. Insomma la cosa certa è che la procura vuole approfondire il tema. E non sembra una cosa tanto strana visto che proprio la provincia apuana è stata in questi anni al centro di indagini e fascicoli (con ipotesi accusatorie precise) per reati di tipo fiscale e soprattutto relativi all’evasione.

Con questi nuovi nomi – e altri che potrebbero spuntare – forse Giubilaro potrebbe fare un passo in più, ma sempre senza perseguire alcun reato. Anche perché in questa fase non sembrano ravvisarsene.

il tirreno