Un’evasione da milioni di euro, su imposte dirette e Iva nonché una serie di di violazioni sulla normativa antiriciclaggio: dopo  quasi due anni di indagini, sono scattate 30 denunce per falso, ricettazione e riciclaggio. Lo scenario è  ancora una volta quello delle cave di marmo di carrara. La Procura torna ad accendere i riflettori sui bacini marmiferi al termine di un’indagine che si è protratta per quasi due anni e che ha visto la Guardia di Finanza impegnata a indagare su 19 società del lapideo. L’ipotesi è quella di un  “sistema” di evasione fiscale, collaudato e consolidato messo in piedi da imprenditori ed altri soggetti, molti dei quali stranieri, per un totale di 30 persone coinvolte. I titolari d’azienda locali, insieme alla collaborazione di un broker e di alcuni acquirenti stranieri, avrebbero sottofatturato, per milioni di euro, il materiale lapideo messo sui mercati stranieri. I dettagli dell’operazione saranno rivelati domani dal sostituto procuratore Rossella Soffio, titolare dell’indagine, dal procuratore capo  Aldo Giubilaro, insieme ai militari della Guardia di Finanza.