Oggi, al termine di indagini delegate per reati fallimentari dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Massa, dirette dal Sostituto Procuratore Dott.ssa Rossella Soffio, i militari del dipendente Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Massa Carrara hanno proceduto al sequestro preventivo, ai sensi dell’art. 321 del c.p.p., dei diritti di concessione per la coltivazione di un agro marmifero, compreso il complesso di beni organizzati per lo sfruttamento dell’attività estrattiva di marmo, del valore stimato di 2.630.000,00 euro.
Le persone denunciate a piede libero sono tre: due imprenditori del settore, M.D. (48 anni, legale rappresentante della società coinvolta) e M.A. (32 anni, legale rappresentante di altra società operante nel settore lapideo) e il commercialista C.G. (54 anni, depositario delle scritture contabili), per aver commesso, in concorso tra loro, i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale, documentale e preferenziale (artt. 216, 219 e 223 della legge fall. n. 267/1942).
Dalle articolate ed accurate indagini, svolte principalmente mediante l’esame di documentazione contabile amministrativa e l’escussione di persone informate sui fatti, è emerso che, a seguito del fallimento, dichiarato dal Tribunale di Massa il 05.02.2015, della società concessionaria di una cava di marmo sita in Carrara, Frazione Miseglia, località Fantiscritti, sono state commesse dagli indagati plurime condotte fraudolente.
In particolare, le indagini hanno consentito di accertare la distrazione, con atto di compravendita del 25.02.2013, del ramo di azienda della società fallita in favore di una società con sede a Milano, operante nel settore dell’escavazione del marmo, che, si sottolinea, annoverava, all’atto dell’acquisto, tra i propri soci, M.D. e M.A.
Nella compravendita è intervenuta anche una società di diritto anglosassone, una Ltd, con sede a Londra, riconducibile al commercialista C.G., in qualità di “director”. La società inglese, ad oggi, anche attraverso l’intestazione fiduciaria delle quote sociali di proprietà di M.D. e C.G., detiene il 75% del capitale sociale della società meneghina.
I tre indagati hanno argutamente pianificato la costituzione della predetta, al fine di acquisire, con un versamento molto parziale del corrispettivo pattuito (€ 350.000,00 a fronte di € 2.630.000,00), tutto il complesso dei beni della fallita, occultare i reali titolari e beneficiari (M.D. e C.G.) della società acquirente, le cui cointeressenze sono state schermate dalla società estera ed evitare, pur continuando l’attività, il pagamento di circa € 7.500.000,00, dovute dalla fallita ai creditori (principalmente l’Erario).
Nel corso della indagini è inoltre emerso che M.D. si è reso responsabile di ulteriori condotte, poste in essere negli anni antecedenti il fallimento: ha distratto un importo complessivo di circa € 150.000,00, mediante l’emissione di note di credito ideologicamente false, pagate mediante emissione di assegni a favore di una ulteriore società di Carrara, della quale il medesimo era il legale rappresentante; ha sottratto liquidità del saldo di cassa per oltre € 100.000,00; ha effettuato pagamenti di contributi in suo favore per oltre € 60.000,00.
Il complesso aziendale, ivi compresi i diritti di concessione della cava, sequestrato dalla Guardia di Finanza è stato immesso nella disponibilità dell’amministratore giudiziario appositamente nominato dalla locale Procura della Repubblica, al fine di assicurare la continuità e la redditività della produzione, a tutela degli indagati, dei dipendenti e dei creditori.