Gli esperti del settore la chiamano chirurgia d’elezione. Si tratta – per tradurre il concetto in parole semplici – dell’insieme degli interventi a cui i pazienti non vengono sottoposti in urgenza, ma con tanto di appuntamento. Insomma, tutte le operazioni che possono essere programmate, inserite dall’azienda sanitaria in un’apposita agenda. Dall’alluce valgo – gli esempi aiutano a capire – al tunnel carpale, dalle protesi al ginocchio all’intervento urologico. E, in base all’equivalenza “programmabile uguale non grave”, le operazioni in elezione sono state le prime, il 31 ottobre, a subire lo stop, durante la delicatissima fase di trasloco al Noa. Un mese di pausa per consentire il rodaggio e da martedì 1° dicembre i medici torneranno a scorrere la lista di chi attende un intervento.
La chirurgia d’elezione riaccende i motori, ma non a piena potenza e sfrutta – almeno in questa fase iniziale – solo una parte delle sale operatorie che le sono destinate al Noa: «L’attività – sintetizza Giuliano Biselli, direttore del nuovo ospedale – riprenderà gradatamente, martedì si avvierà il 75% circa». Tradotto in numeri: apriranno i battenti 6 sale operatorie.

Al secondo piano di viale Mattei è, infatti, ospitata l’area chirurgica: 100 letti e 12 sale operatorie. Di queste 9 sono destinate gli interventi programmati (le altre coprono tutte le urgenze). Bene, martedì si accenderanno le luci in 6 di quelle 9 sale, per arrivare alla piena operatività – stando alla tempistica disegnata dallo stesso Biselli – ai primi mesi del 2016.
Le fasi iniziali saranno alquanto complicate: un mese di lavoro e una ripresa lenta determinano un bel cumulo di attività arretrata da smaltire. Senza dimenticare che la complessiva organizzazione dell’area chirurgica è rinnovata: gli interventi programmati possono richiedere – è così nella maggior parte dei casi – ricoveri tanto brevi da tornarsene a casa dopo una giornata di ospedale (è la cosiddetta day surgery) o ricoveri che non superino i 5 giorni. È il caso della week surgery che il sabato mattina alle 8 chiude i battenti per riaprirli il lunedì. Chi è ricoverato nei letti di week e ha bisogno di permanere viene trasferito nella long surgery destinata, appunto, alle lunghe convalescenze.
Da martedì il sistema accende i motori: gli operatori che si occupano della chirurgia di elezione (non il Cup) hanno già provveduto a contattare i pazienti interessati per tutta la fase di preospedalizzazione, con tanto di analisi e accertamenti prima dell’operazione. Nelle ripresa delle attività non viene privilegiata una specialità rispetto alle altre. Vale a dire: non riprenderà – per fare un esempio – l’ortopedia anzichè l’urologia, ma le 6 stanze ospiteranno interventi delle tipologie più varie.
Riparte, seppure a ritmo lento, la chirurgia di elezione, è già ripartita ieri mattina, quella ambulatoriale che ha preso casa oltre Foce, al Monoblocco. Insomma, gli interventi che non richiedono il ricovero e che, appunto, possono essere effettuati tra le quattro mura di un ambulatorio, da ieri mattina si fanno. Ieri il via alla chirurgia generale, a cui seguiranno tutte le altre specialità. Adesso c’è da augurarsi che lo smaltimento dell’arretrato sia rapido perché se è vero – e questo è un dato non da poco – che le sale operatorie ci sono e sono tante, è altrettanto vero che i medici al lavoro sono quelli di prima. E senza medico, la sala a poco serve.

il tirreno