l 22 marzo 1815, alla Dogana del Ducato di Massa, proveniente da Roma, si presentava una carrozza, trainata da quattro cavalli, scortata da dodici cavalieri in alta uniforme, nell’asta il vessillo papale. A bordo sua santità il Pontefice Papa Pio VII, in fuga dagli Stati pontifici, invasi dai francesi del gen. Giocchino Murat, e diretto a Genova. Ottenuto il lasciapassare, il corteo attraversa la città e, oltrepassato il Portone, si immette nella polverosa via di Campo Rimaldo (l’attuale via Palestro). Giunto all’altezza dell’Osteria della Posta Vecchia, il Pontefice ingiunse al cocchiere di fermarsi, per soddisfare impellenti, sopraggiunte necessità fisiologiche e giudicando la locanda atta alla bisogna. A ricordare l’episodio una lapide marmorea fu affissa all’interno del locale ed oggi è ancora lì a ricordarcelo. Auspicabile sarebbe il suo collocamento all’esterno sì da renderla  visibile a tutti. Il concittadino Fabio Cristiani, apprezzato interprete ed autore di commedie in vernacolo massese, ha voluto descrivere l’episodio dedicandogli un “divertissement” in dialetto dal titolo : “La sosta….papale”.

targa papa

El viaggio en carozza,per col gran signoro ch’al posto d’una corona i portà la tiara e i ghjer monarca dele anime e padron spotico de terre dal Tirreno a l’Adriatico i s’appresentà en cola calda stasgion del milleottocentoquindice, pien de calure e de zinzale a pruffusion punture. I ghjer diretto assù per cole vie rumorose e polverose,dala so capitale,la Roma eterna enverzo la Liguria,de là da ca’ nostra, a Genova, per troare, doppo le minacce de col Gioacchin tigron cugnato de Napoleon, en te la città de la Lanterna, la pace, ma non anch’a mmo…eterna, che cola al vo ‘spettata, ch’al venghe…lenta, lenta com’en tel parolo, la polenta! E cuscì, en tra ‘no schjocco de frusta e col’altro, l’augusto Pio settimo e tutt’el so codazzo i passon sott’a la Porta dela Martana e assù per la via de Bagnara a coston del Rosso Palazzo i ghjarpasson sott’a ‘n’altr’arco col del Salvatoro ch’i dicé saluta e passa con lì vicin Battì dal barilo fermo…com’una statua, a dar sempr’acqua a tutta Massa! Forci i furene i piastron, sott’a le rote dela papal carozza, o de col’antico acquarolo de marmo la vision, enzomma al fu ch’al Santo Padre de Santa romana chiesa, la diuresi, a l’ebbe vinta, stiarata e stesa! Lù,alora lesto, sapendo che in coi affari lì de natura a ni è ne peccato,ne rimission e tanto manco…delegazion, i dette ordino de fermare tutt’el papal corteo, lì en cola via de Campromaldo, ch’al portà spidita al ponto sopr’el Frigido de doppo ala borgat’antica. Svelto i busso a un porton, e a cola donna ch’a l’apritte,i disse “Sono sua Santità il papa, da Roma l’ho portata stoicamente trattenuta, ma quest’aere di Massa Ducale, urge che la faccia in un pitale!” Con tanto d’enchino e basgiaman, cola solerte e provvidenziale sposa, a Pio Settimo a i cavò el peso de col’incomodo, spalancando, regalmente, la porta del so lococomodo. E lù, el Sommo Pontefice, i surtitte….doppo un po’ da col posto, leggero come la lana d’i pioppi belo franco e pronto per arpighjare el viaggio enverzo Genova non senza prima binidire la città d’i aranci prufumata : “O Massa, che Pisciata!!! “

 

A onor di cronaca va detto che Papa Pio VII doveva avere in effetti problemi prostatici, non era infatti nuovo ad episodi del genere. Già nel giugno del 1813, di ritorno dalla Francia, ebbe a sostare per analoga necessità, in un piccolo borgo della Val d’Elsa, borgo che da allora prese il nome di Sosta del Papa.

 

Franco Frediani