In Toscana é in corso un disegno politico scellerato che parte dall’attuazione della Legge Regionale 28, con lo smantellamento della sanità (soprattutto in montagna) ed arriva al tentativo di eliminare anche l\’ultimo presidio del territorio, il Comune. La fusione dei piccoli Comuni rappresenta infatti una scelta debole dal punto di vista economico e pericolosa sotto il punto di vista sociale. Debole perché 21.000 amministratori locali costano quanto 27 deputati, ma assicurano presenza, operatività a basso costo e capacità di ascolto. Perricolosa perché l\’ente locale è e resta un punto di riferimento fondamentale soprattutto nelle zone montane: in questo quadro sopprimere l\’ente locale, cosi come chiudere gli ospedali e tagliare l’emergenza urgenza produrrebbe solo un effetto certo: spopolare il territorio e provocare, con l\’abbandono delle terre, il dissesto idrogeologico. Inoltre, a confermare come il problema sia altrove ci sono i dati europei relativi ai piccoli Comuni negli altri Paesi: 36 mila in Francia, 11 mila in Germania, 9 mila in Germania, 8 mila in Italia. Non è il numero, ma il costo a fare la differenza: chi dice il contrario difende il centralismo, dove gli amministratori guadagnano cifre esponenziali perché parametrate sul numero degli abitanti di una Regione, ma anche delle Città metropolitane. Un altro dato fondamentale riguarda i bilanci degli enti locali, sani in maniera inversamente proporzionale alla dimensione dei Comuni. Funzioni associate si, per produrre risparmi, fusioni no per evitare lo spopolamento e garantire il presidio del territorio. La Toscana ha recentemente speso 45 milioni per la sede dell\’Ars: in altre Regioni queste Agenzie, i cui Direttori percepiscono circa 180.000 Euro non esistono più: qui, mentre si chiudono i punti nascita per motivi quantitativi, tutti i carrozzoni sono puntualmente alimentati dalla finanza pubblica. Difenderemo strenuamente i nostri territori dall’attacco di chi non ha cuore la popolazione che vive ed a scelto di rimanere in montagna