I massesi lo hanno atteso per vent’anni. Ad aprile è arrivato: più grande di tutti gli altri, con una sola campata, senza pilone centrale. E con un sistema di pompaggio che avrebbe dovuto salvarlo – il condizionale è d’obbligo – dal destino di tutti i suoi simili. Perché se i sottopassi finiscono regolarmente sott’acqua, al Casellotto non dovrebbe vedersi neppure una goccia. Un’opera da 6 milioni di euro, con tre impianti di sollevamento per convogliare le acque e farle confluire nel Ricortola. E invece…

E domenica anche al Casellotto c’è la risaia: black out, quadro elettrico ko, pompe spente. E in tilt pure il generatore. Con il risultato che il sottopasso che dovrebbe rappresentare l’eccezione, conferma invece la regola: allagato. Con un paio di aziende trasformate in risaie e l’immancabile strascico polemico per un’opera nuova di zecca che non funziona come dovrebbe. «Un guasto» spiega Uilian Berti, vicesindaco con delega alle opere pubbliche. Ma, a complicare, ci si mette pure la sovrapposizione di competenze: le ferrovie che hanno realizzato l’infrastruttura, il Comune a cui spetta la gestione. Gli ingredienti per far scattare la protesta ci sono tutti e c’è il dito puntato contro quelli che i massesi definiscono “i nodi mai risolti”. Viale delle Pinete allagato, acqua in cantina a Ronchi e Poveromo, viabilità nel caos perché i sottopassi sono off limits. E tutto per una mezza giornata autunnale di pioggia.

Uilian Berti non nasconde l’evidenza e ammette che i disagi ci sono, ma l’immagine di un’amministrazione inerte la respinge al mittente: «Negli ultimi anni in questo territorio sono stati spesi circa 30 milioni di euro, da finanziamenti regionali. Soldi interamente destinati a mitigare il rischio idraulico e idrogeologico, dal Candia ai ponti sul Ricortola – passa in rassegna i lavori – senza dimenticare il nuovo ponte sul Frigido».

Per gli interventi più minuti, mettersi le mani in tasca tocca a Palazzo civico che di questi tempi non naviga nell’oro: «Certo che sono importanti gli interventi di adeguamento delle reti fognarie e di sistemazione dei sottopassi con vasche di contenimento e impianti di sollevamento – continua Berti – ma per quelle opere servirebbero milioni di euro. Verrebbero ridotti disagi, ma la nostra scelta è agire prima sulla riduzione del rischio». Per parafrasare: prima le opere che mettono in sicurezza il territorio, le persone e gli immobili, poi quelle che riducono noie e, appunto, disagi.

E sui sottopassi il vicesindaco garantisce che «quelli lungo strade comunali sono dotati di semaforo funzionante che segnala l’allagamento». Il semaforo non c’è, invece, in uno dei sottopassaggi più a rischio, all’altezza dello stadio, ma via Oliveti – parola di Berti – «è di competenza provinciale».

Sottopassi, ma non solo perché l’altra nota dolente sono le fognature: mancano in buona parte della marina e dove ci sono spesso sono così datate che non reggono la portata.

«Nei mesi scorsi la Regione ha fornito le nuove mappe del rischio idraulico a cui l’intera rete dovrebbe essere adeguata con una spesa di milioni di euro». Milioni che con i tempi che corrono e i tagli agli enti locali, via Porta Fabbrica non ha.

Ma Berti garantisce che in Comune non si sta con le mani in mano: «Abbiamo inaugurato una serie di interventi localizzati. In Cervara – cita un esempio – abbiamo realizzato un sistema di pompaggio. Senza dimenticare che per Ronchi e Poveromo è già pronto un progetto esecutivo finanziato dalla Regione per la sistemazione idraulica di tutto il reticolo». Sistemazione

da 2,5 milioni per cui servirà ancora una mano da Firenze.

Insomma, l’amministrazione assicura di essere al lavoro per ridurre i rischi, i massesi, invece, hanno sempre la sensazione di ritrovarsi con i piedi in acqua ad ogni piovasco autunnale.

 

il tirreno