polizia scientifica ai poggiGiro di vite ai Poggi e a Castagnara. La polizia, su ordine della procura, nei giorni scorsi ha effettuato numerose perquisizioni nelle case dei giovani che fonti investigative collocano all’interno dei gruppi che in questi mesi hanno dato vita alla guerra tra bande. La squadra mobile cerca le armi, soprattutto quelle che hanno sparato in diverse occasioni a scopo di minaccia poco più di un mese fa.

Ma non solo: la sensazione degli uomini di Antonio Dulvi Corcione, coordinati dal sostituto procuratore Alberto Dello Iacono, è che ci siano pistole e fucili nascosti da qualche parte. Una sorta di santa barbara che le bande tirano fuori quando c’è bisogno. I controlli però in quel senso non hanno dato l’esito sperato, mentre invece è saltata fuori della droga. Un quantitativo cospicuo che con tutta probabilità doveva essere messo sul mercato in questi giorni.

Il ritrovamento dello stupefacente comunque non cambia le cose e non ferma l’inchiesta che ha come obiettivo quello di rendere inoffensivi i due gruppi che si stanno contrastando da troppo tempo. Per la droga, questo ormai, per gli inquirenti, è assodato. Per far capire all’esterno chi è che comanda a Massa. E’ da qui che nasce l’ipotesi investigativa di contatti con organizzazioni del sud Italia.

Per gli inquirenti l’uccisione, a Natale, di Fruzzetti e Baria non è frutto di casualità ma di premeditazione: lo dimostrerebbe il legame tra una serie di violenti scontri

Sono le armi a preoccupare le forze dell’ordine, perché ai Poggi e a Castagnara hanno dimostrato di poterle usare quando vogliono. Per questo il tempo stringe ed è stata decisa questa attività di controllo casa per casa nei due quartieri. Anche se era abbastanza chiaro che nessuno dei componenti dei due gruppi le tenesse in salotto, bisognava dare un segnale della presenza di chi deve garantire la sicurezza della cittadinanza.

E quindi le perquisizioni sono state fatte alla luce del sole, in modo che tutti vedessero cosa stava accadendo. Insomma, tolleranza zero a trecentosessanta gradi.

Ma dicevamo delle armi. Procura e squadra mobile un’idea se la sono fatta E anche piuttosto precisa, solo che se confermata sarebbe un po’ come cercare un ago nel pagliaio. In pratica pistole, coltelli e fucili per gli inquirenti ci sono ma sono nascoste in casa di persone insospettabili, che probabilmente non risiedono nei due quartieri. Gente che custodisce parti dell’armamentario in cambio di un contributo economico. Operai, disoccupati, pensionati oppure studenti: tutti fidati per un motivo o per l’altro. E tutti pronti a scattare quando c’è bisogno di un atto di forza.

Complicato trovarli, anche perché chiaramente i contatti non avvengono telefonicamente e neppure attraverso i social network (il lavoro di intelligence degli informatici con la divisa non è servito a nulla): il passaggio della roba da custodire non è diretto, ma arriva alla base soltanto dopo un paio di passaggi. In modo da non rischiare nulla e soprattutto perché così anche in caso di operazioni di polizia imprevista è complicato risalire ai proprietari.

Ma le armi ci sono e devono saltare fuori per forza, ormai non si può più lasciare trascorrere troppo tempo. Il giro di vite contro le bande non finisce qui, quindi.

Anzi nelle prossime settimane ci saranno altri controlli e altre perquisizioni, non solo ai Poggi e a Castagnara. Del resto la lista dei sospetti fiancheggiatori è piuttosto nutrita.

E una pista, si intuisce, che fa ben sperare c’è già. Pista che se venisse confermata potrebbe far chiudere quel cerchio aperto ormai due anni fa e costato la vita a due ragazzi che nulla centravano con questa storia (Andrea Fruzzetti ed Enrico Baria) e costato anni di carcere ad altri giovani.

Per il duplice omicidio, come è noto, il processo è in corso e ad ogni udienza emergono particolari nuovi sul caso e sul mondo, violento, di gruppi di giovani.

 

 

 

il tirreno