
Il locale sulle alture di Antona si presentava completamente attrezzato per la coltivazione della marjiuana, corredato di diversi tipi di fertilizzanti impiegati per la semina; ma c’era pure una strumentazione che riproduceva un artigianale sistema di generatore elettrico, allacciato abusivamente a una cabina posta nelle vicinanze e che serviva ad aumentare la potenza di energia elettrica erogata e permettere dunque a lampade speciali di generare la luce artificiale per la crescita delle piante. Per capire l’accaduto sono stati sentiti i proprietari del locale, che all’oscuro di tutto hanno detto agli agenti di essere stati contattati da persone di etnia cinese che, dopo aver prodotto regolare documentazione, hanno stipulato il contratto di locazione senza aver avuto, fino a quel momento, altri contatti, se non attraverso alcuni intermediari della cittadina cinese in corso d’identificazione. Sia l’immobile che le relative piante, e tutti i macchinari e le attrezzature, sono stati sequestrati. Gli inquilini avevano stipulato regolare contratti per l’allaccio delle utenze di luce e gas. Chi abita nei pressi della Tana del lupo però sostiene che lassù non si sono mai visti. O quasi.
il tirreno