Ci sono voluti oltre dieci anni, una serie di richieste e persino una diffida , poi però la buona notizia è arrivata in questi giorni: la Provincia di Massa-Carrara incasserà dallo Stato poco più di 6 milioni (per la precisione 5 milioni 778 mila euro nel 2015 e 255 mila nel 2016) per crediti che vantava nei confronti del Ministero dell’interno su bilanci risalenti al periodo compreso tra il 1999 e il 2005. Il grosso della cifra, comunque si concentrava sugli anni 2001-2002.
Tecnicamente si chiamano residui perenti e in parole semplici si tratta di somme che non pagate dopo due bilanci vengono cancellate dal bilancio dello Stato pur restando viva la possibilità dei creditori di richiederne il pagamento sempreché non sia sopraggiunta la prescrizione del diritto.
E su questo versante prescrizione non poteva esserci perché a partire dal 2008 la Provincia aveva richiesto quelle somme che, occorre precisarlo, riguardavano trasferimenti statali, per lo più relativi alla compartecipazione che ancora lo Stato riconosceva, soprattutto rispetto all’Irpef.
Sono comunque soldi già spesi su quei bilanci attraverso le anticipazioni di cassa possibili grazie alla gestione delle entrate proprie da parte della Provincia: questo significa che se lo Stato avesse pagato regolarmente oggi nella gestione cassa dell’ente di Palazzo Ducale ci sarebbero 6 milioni in più.
Una somma che comunque avrebbe potuto essere più alta se il Ministero dell’Interno avesse riconosciuto, come devono fare tutti i debitori nei confronti dei creditori, gli interessi di legge, ma così purtroppo non è.
La vicenda vede coinvolte in veste di creditrici 48 province e 5 città metropolitane, per una somma complessiva di circa 1,9 miliardi di euro: se pensiamo però che solo con la legge di stabilità 2015 lo Stato preleva forzosamente dalle casse delle Province per il 2015 la somma di 1 miliardo e se consideriamo gli altri prelievi forzosi fatti a partire dal governo Monti in poi, non è difficile immaginare che la cosa si riduca ad una semplice partita di giro.
La Provincia, come detto, aveva richiesto queste somme fin dal 2008 fino a giungere, ad una diffida del novembre 2014, riservandosi, in quella sede, di ricorrere a procedure giudiziali, strada perseguita da molte altre Province, fino alla notizia ufficiale di questi giorni che comunque consente di far tirare una boccata d’aria se non tanto al bilancio, quanto alla gestione della cassa.