per economia da cesni falegnameL’export tiene a galla l’economia apuana e ci posiziona al secondo posto tra le province del Paese per prodotti venduti fuori dai confini nazionali. Prosegue la caduta libera di edilizia, turismo, commercio ed attività portuale. Si è invece rivelato un fuoco di paglia la crescita del manifatturiero che paga le difficoltà dellepiccole imprese e che è durata giusto il tempo di un semestre così come l’apparente riavvicinamento del sistema del credito nei confronti delle imprese che resta un nodo importante da sciogliere se l’intenzione è quella di ridare fiato alle piccole imprese. Significativa la dinamica delle imprese (+0,5%,pari a 122 imprese): le imprese che nascono (809) sono di più rispetto alleimprese che hanno abbassato la saracinesca (687) a conferma di una vitalità del tessuto imprenditoriale locale addirittura superiore come andamento a quello della Toscana (+0,3%) e nazionale (+0,2%). Il pessimismo ci indurrebbe a guardare la prospettiva della lettura dal suo lato negativo, partendo quindi dal fatto che ogni giorno hanno chiuso quasi quattro imprese nei primi sei mesi dell’anno, ma è quello positivo, di chi vuole iniettare fiducia e coraggio che ad oggi dobbiamo cercare di guardare: nei primi sei mesi del 2014 hanno visto la luce quasi 5 imprese al giorno. E’ l’analisi dei principali dati relativi al primo semestre 2014 realizzata dall’Istituto di Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Massa Carrara che fornisce uno schema puntuale, preciso ed autorevole sulle dinamiche e sulle “sfaccettature” del sistema congiunturale apuo-lunigianese. Alla presentazione del rapporto, questa mattina, all’ISR sono intervenuti Giuseppe Baccioli (Confindustria), Paolo Bedini (Cna), Roberto Lenzetti  e Claudio Lotto (Confimpresa), Nando Guadagni (Confesercenti), Pierluigi Trivelli (Cisl Fp), Rodolfo Pasquini e David Colonnata (Confcommercio), Irene Chericoni (Confartigianato) oltre al team dell’Istituto.

 

“E’ un rapporto di luci ed ombre: le luci sono alla voce dell’export che assume una importanza sempre più strategica per la tenuta, le ombre sul fronte del mercato interno con una contrazione pesante della domanda. I numeri – ha analizzato Vincenzo Tongiani, Presidente Isr della Camera di Commercio durante l’illustrazione dei dati – sono il punto di partenza che deve servire alla politica e alla classe dirigente del territorio per dare delle risposte possibili ed attuabili. Lo spread tra quelle che sono le intenzioni e quello che si fa concretamente deve essere ridotto perché nel mezzo ci stanno le imprese e la comunità chesubiscono questa distanza”. Una lettura impietosa, ed anche dura, per alcuni tratti fuori “dagli schemi” tradizionali dell’analisi di un rapporto economico: “E’ necessario – ha proseguito – velocizzare i processi decisionali e costruire le condizioni per favorire gli investimenti. Ma prima dobbiamo sapere dove vogliamo andare altrimenti è tutto inutile. ”

 

Export. Il giro di boa semestrale certifica la fortissima vocazione internazionale deinostri prodotti che hanno superato 1,3miliardi di euro di vendite con una variazione straordinaria del +59,2%, pari a 480milioni di euro in più rispetto al 2013. La Provincia di Massa Carrara è seconda solo alla provincia di Torino (media toscana + 0,8%, italiana +1,3%). Artefici di questa sorprendente performance l’ottimo andamento del settore della produzione di macchinari ed apparecchi (+114%), condizionato dall’attività del Nuovo Pignone, ma anche delleapparecchiature elettroniche (+20,7%), del legno (+6,8%), mezzi di trasporto nautici (+10,4%), del consolidamento dell’abbigliamento con poco più di 14milioni di euro in valore, oltre naturalmente al lapideo (+5,6%) con in testa marmo e granito lavorato (+4,6%) e materiale grezzo (+21,4%). Contrazione, anche consistente per le esportazioni di prodotti di metalli (-17,9%), per sostanze e prodotti chimici (-1,8%) che mantiene comunque la sua importanza con oltre 55milioni di euro di interscambio e per il settore delle attività artistiche, di intrattenimento e divertimento (-66,9%) che però ha una bassissima incidenza sul valore complessivo.

 

Lavoro. 11.000 apuani in cerca di occupazione. E’ il turismo a presentare il saldo più negativo con il 6,7% in meno di addetti nonostante le previsioni di assunzione, da parte delle imprese, di 420 addetti a carattere stagionale su cui però non il rapporto non è ancora in grado di esprimersi. Sono però un po’ tutti i compartimenti, eccezion fatta per trasporti e spedizioni (+0,5%) e per l’edilizia (-5%) che non riesce a risollevarsi nonostante i segnali di fine 2013, che nel complesso non sono stati capaci di creare occupazione (-2,8%). L’emorragia occupazionale è in parte “alleviata” dagli ammortizzatori sociali: tra cassa integrazione ordinaria che è diminuita (-33,8%), straordinaria che al contrario è esplosa (+451%) e in deroga (-3,6%) il totale di ore di cassa integrazione autorizzate è aumentato del 5,3% (pari a 1.285.258 ore) con una netta predominanza delle ore autorizzate agli impiegati (+93,9%) rispetto al semestre dell’anno precedente.

 

Credito. Gli appelli, anche recenti seguiti da dichiarazioni e manifestazioni di volontàanche da parte degli operatori, sono serviti a poco e non hanno prodotto i risultati auspicati dal mondo economico. Il sistema bancario continua a non assistere la ripresa economica lasciando dasole le realtà produttive. Sono le piccole imprese a soffrire maggiormente, come già sottolineato anche in passato, la stretta creditizia e a patire una maggiore selettività ed onerosità da parte del sistema bancario. I prestiti nei confronti delle imprese hanno registrato una contrazione del -3% (media regionale – 1%): il monte complessivo, ovvero la somma totale di tutti i prestiti lordi erogati al sistema economico provinciale, famiglie, imprese ed enti è sceso al di sotto dei 4miliardi (-1,9%). In merito ai finanziamenti alle famiglie locali hanno continuato a mostrare un andamento positivo, in controtendenza rispetto all’ambito regionale (+0,3%) così come i depositi (+5,3%).

 

Industria. E’ ancora l’estero a “salvare” quel che resta dell’industria apuana. Quasi la metà dei prodotti della nostra industria (43%) escono fuori dai nostri confini nazionali. Non trova purtroppo conferma il rimbalzo positivo dell’ultimo trimestre del 2013: in base alla valutazione degli ordini in portafogli il fatturato complessivo è destinato a scendere del -1,9%. Reggono l’urto solo l’estrazione (+2%), le imprese più dimensionate dell’alimentare (0,2%), del settore aggregato dell’elettronica (0,3%) e delle altre industrie (+3,7%). E’ chiaro che la propensione all’internazionalizzazione delle imprese, anche di piccole dimensioni, ha garantito performance decisamente migliori rispetto alle realtà produttive il cui mercato è limitato alla geografia del paese.

 

Lapideo. La congiuntura del settore rimane ancora complessivamente orientata al segno più. È vero che il fatturato della lavorazione è in diminuzione (-3,5%), ma l’estrazione regge ed aumenta (+ 1,9%); il calo della lavorazione è dovuto soprattutto alle difficoltà delle imprese artigiane. L’occupazione segna un – 0,6% nell’estrazione ed un – 2,1% nella lavorazione, e ancora una volta a causa dei minori carichi di lavoro delle piccole imprese. Quelle più dimensionate, infatti, non sembrano denotare fasi recessive (-0,6% negli addetti all’estrazione, – 0,1% nella lavorazione). È l’export ad alzare il tono congiunturale del lapideo, come dimostrano i dati 2014.

 

Edilizia. Niente di nuovo (e buono) all’orizzonte per uno dei macro-settori più importanti e strategici della nostra economia che confida (limitatamente) nella ripresa degli investimenti pubblici stimolata dal Decreto Sblocca Italia varato dal Governo. Ma in attesa degli “effetti” la domanda immobiliare molto fiacca da un lato e le previsioni sulla base delle commesse in portafogli delle imprese negli ultimi mesi dell’anno in corso avranno ancora un peso decisivo sul settore con un calo del fatturato che dovrebbe aggirarsi intorno al 9,4% più marcato per le imprese di costruzioni e lavori edili artigiane (-11,9%) e di impiantistica non artigiane (8,5%). Variazioni poco incoraggianti anche sul fronte dell’occupazione (-3,5).

 

L’artigianato. Niente di nuovo (e buono) nemmeno per l’artigianato che sembra ancora incapace di reagire. Le imprese artigiane soffrono di più delle imprese industriali e crescono poco (-1,1%). Il fatturato, nel corso dell’anno, ha continuato a diminuire (-5,6%) con valori più o meno simili per i vari comparti di attività (alimentari -5,3%, carta-stampa-chimica-farmaceutica -5,8%, lavorazione lapidea – 5,5%, metalli -4,0%, meccanica -6,3%, elettronica e nautica – 9,0%). Come solitamente succede nell’artigianato, a fronte della diminuzione del fatturato la conseguente riduzione dell’occupazione assume dimensioni minori: la consistenza degli addetti tiene meglio, -2,7%, anche se si registrano punte più critiche nella lavorazione lapidea, nella nautica e nella meccanica. Una consolazione da poco se si ricorda che l’attuale diminuzione occupazionale, si somma al –0,2% del 2013 e soprattutto al –7% del 2012.

 

Il commercio. E’ drammatica la situazione del commercio che più di altri comparti ha patito gli effetti del crollo verticale del potere di acquisto delle famiglie apuane a cui dobbiamo sommare un semestre particolarmente sfavorevole anche dal punto di vista meteorologico che, come vedremo, avrà devastanti ripercussioni sul turismo a cui il commercio è direttamente collegato. Archiviato il 2013 come l’annus horribilis degli ultimi 10 anni, le previsioni per il 2014 non sono incoraggianti con le vendite correnti sono diminuite del 4,3%. Nessun settore, così come nessuna tipologia distributiva, pare essere immune alla crisi. Vale per il negozio di vicinato come per la grande distribuzione organizzata che inizia a scricchiolare ad ulteriore conferma di un disagio economico che obbliga alla privazione e alla rinuncia. Sorprende ancora unavolta la contrazione dei consumi sui generi alimentari.

 

Il porto. Il rapporto 2013 era stato condizionato negativamente dall’interruzione dei traffici relativi ai carichi rotabili (ro-ro) che avevano prodotto un una forte diminuzione del movimento portuale (-45%)soprattutto agli sbarchi. Al netto di questo aspetto, il dato resta negativo (-15%) sia per gli sbarchi (-14%) che per gli imbarchi (-17%) dove la tenuta della movimentazione dei prodotti lapidei è abbastanza stabile (-0,4%). Perquanto riguarda le altre merci, agli imbarchi, otteniamo variazioni soddisfacenti nell’ordine del +14% per i prodotti siderurgici, grazie soprattutto ai tondini (+22%), pari a  circa 243 mila tonnellate, in lieve calo invece i coils, i tubi Dalmine ed i prodotti siderurgici vari; agli sbarchi gli unici valori positivi sono ottenuti dai tubi Dalmine (+26%). Segnali negativi provengono complessivamente dai contenitori, -3%, dalle rinfuse -58%, e dalle merci varie, -72%.  Inoltre diminuiscono i vari (-2%), mentre crescono gli alaggi (+86%). Un punto di forza dello scalo apuano è rappresentato dal il rapporto con la multinazionale GE OIL&GAS che continua nella realizzazione di progetti di impiantistica per la produzione di gas naturale (+34% nei primi otto mesi del 2014).

 

L’agricoltura. Il settore primario paga il progressivo passaggio da un’agricoltura tradizionale, “vecchio stampo” verso un’agricoltura multifunzionale, sempre più specializzata in produzioni di qualità e di grande interesse per i giovani. Il tasso di crescita resta in area negativa (-1,8%) in linea con le tendenze generali regionali e nazionali. L’andamento climatico caratterizzato molto sfavorevole caratterizzato da pioggia e temperature fuori stagione ha inciso sull’andamento economico delle imprese agricole: è il caso dell’olio e del vino, due dei principali comparti insieme alla zootecnia che pare dare incoraggianti segnali di vitalità.

 

Il Turismo. Non bastavano la crisi e le difficoltà strutturali del settore, a complicare la situazione generale delturistimo apuo-lunigianese e di un indotto che coinvolge storicamente tutto il territorio dando da vivere a migliaia di famiglie, ci si è messo quest’anno anche il meteo la cui incidenza non è mai stata così letale e fondamentale. La serie lunghissima ed eccezionale di weekend di brutto tempo, l’imprevedibilità climatica, ha spinto un numero enorme di cittadini a rinunciare alle vacanze facendo crollare i fatturati delle imprese. Poco turismo, meno lavoro per tutti anche per chi sperava in una chiamata stagionale. Da non sottovalutare inoltre l’incidenza dei divieti di balneazione. Il 2013 si era chiuso con una contrazione generale delle presenze (-13,8%) e degli arrivi (-10,7%) ma con la speranza di un 2014 migliore e più vigoroso. Le attese purtroppo sono state tradite: l’anno che sta volgendo al termine rischia seriamente di essere uno dei peggiori per il nostro turismo con un calo di fatturato che supererà il 20%, l’8.8% sul fronte dell’occupazione rispetto all’anno precedente. E’ la costa a soffrire di più: nei tre comuni costieri il calo ha raggiunto il -26% in termini di fatturato e l’11% sull’occupazione. In Lunigiana è andata meno peggio: il calo del giro d’affari si è fermato al -19% mentre quello dell’occupazione al -4,5%. Sono gli alberghi la tipologie ricettiva più in difficoltà (-32%) insieme ai campeggi (-24%) e gli agriturismi (-21%). L’unico segmento che chiuderà in positivo è quello dei Bed & Breakfast (+13%). In leggera flessione le case per vacanze, segmento molto rilevante dei nostri flussi turistici, mentre accusano pesantemente il colpo gli stabilimenti balneari, con una perdita del giro d’affari superiore al  -30% rispetto all’anno precedente, causato, a detta degli operatori, oltre che dal maltempo e dalla crisi economica, anche dal divieto di balneazione che si è registrato in particolare sul litorale massese. Questo forte calo ha inevitabilmente impattato anche sull’occupazione di queste strutture, con una perdita del -13%. Hanno lavorato molto meno quest’anno anche i ristoranti, bar e pizzerie (-25%), ma con riduzioni minime sul fronte occupazionale (-2,7%).

 

I servizi. Anche per i servizi, che da soli valgono 12mila imprese, quasi la metà di quelle registrare al registro camerale così come il numero di occupati, si profila un nuovo raffreddamento del fatturato anche se dimostra di sopportare meglio di altri la crisi quanto meno sul piano occupazionale: oltre il 30% delle imprese locali infatti si attende una contrazione del giro d’affari nell’anno in corso, a fronte di un 21% che si aspetta un aumento. Il 2% prevede inoltre di chiudere l’attività entro l’anno. Rispetto all’occupazione, la sensazione invece è che ci sarà una maggiore stabilizzazione, essendo state comunque queste imprese già colpite dopo dueannualità di perdite. Il saldo tra ottimismi e pessimisti è addirittura positivo, seppur per solo 0,7 punti. Nel 2014, inoltre, dovrebbe non contrarsi, almeno in misura apprezzabile, neppure la spesa per investimenti, sebbene ancora una parte cospicua delle attività (59%) sembra non avere in programma di fare investimenti nel corso dell’anno.