Si sono vestiti anche da carabinieri per portare via la pensione a una vecchietta che aveva ritirato i soldi pochi minuti prima nell’ufficio postale sotto casa sua. Le avevano detto che le banconote che le avevano dato erano false: l’anziana ha consegnato il malloppo senza batter ciglio e ha atteso invano due giorni che le riportassero i soldi buoni. Inutilmente. L’episodio, rocambolesco, era successo quattro anni fa. Quel colpo si trova insieme a tanti altri in un fascicolo che la procura non ha ancora chiuso. Nel frattempo uno dei dieci indagati è stato arrestato l’altro giorno per una svariata serie di furti e truffe tra la Toscana e la Liguria.
In manette è finito un quarantenne di origine sinti e la sua compagna, di anni 36, anche lei sinti. I nominativi per il momento non vengono svelati dal comando provinciale dell’Arma perché l’indagine è ancora in corso. Il blitz è del nucleo operativo dei carabinieri di Massa, in collaborazione con la compagnia di Viareggio, dato che i due abitavano in una roulotte in Versilia. I militari hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal sostituto procuratore Alberto Dello Iacono. Perquisendo l’abitazione è saltata fuori una busta con sedicimila euro (banconote da 20, 50, 100, 200 e 500 euro), tre orologi (due Rolex), un bracciale d’oro giallo, tre anelli d’oro bianco e diamanti. Refurtiva secondo gli inquirenti, ma al momento solo un anello è stato riconosciuto dalla legittima proprietaria.
A collegare l’indagine di quattro anni fa agli arresti di oggi è stato un furto in una villetta di Marina a fine maggio: la proprietaria aveva approfittato di qualche ora di sole per andare al mare e il quarantenne si era introdotto nell’abitazione forzando una finestra. Poi con un flessibile aveva aperto la cassaforte, aveva preso qualche migliaio di euro ed era filato via dall’ingresso principale. Ma era stato notato da una vicina, che poi lo aveva riconosciuto in un book di fotografie di sospetti che le avevano mostrato i carabinieri. Il nucleo operativo ha fatto due più due: già indagato quattro anni fa, un tenore di vita impossibile per un disoccupato (gli hanno confiscato anche un’Audi A7). Sono state messe sotto controllo le sue utenze telefoniche ed è stata raccolta una montagna di prove. Sia il pm sia il gip le hanno prese per buone e lo hanno spedito in cella insieme alla complice, che però non partecipava a furti e truffe. Si limitava, secondo la ricostruzione del tenente Rosa Sciarrone, a supportare l’attività criminale del suo uomo (eseguendo sopralluoghi e favorendo la fuga) e di un altro paio di componenti della banda che al momento non è stato possibile identificare. E per questo l’inchiesta non si ferma qui.
Gli inquirenti hanno individuato la banda in un familiare di sindi, nomadi italiani, originari del Piemonte. Con il passare degli anni si sono trasferiti in Toscana, più presisamente tra la provincia pisana e quella apuana, anche se hanno acquistato un terreono – e prevalentemente risiedono in quella zona – alle spalle di Viareggio. Per le truffe spesso fingevano di appartenere alle forze dell’ordine, non solo carabinieri ma anche vigili urbani. Oppure esibivano il tesserino di Enel. Approfittavano di vittime che vivevano da sole e con mille scuse riuscivano a farsi aprire la porta di casa e a farsi consegnare denaro e gioielli. A un vedovo sull’ottantina hanno portato via gli ori della moglie dicendogli che una perdita dell’acquedotto li aveva messi a rischio ossidazione. «Dobbiamo portarli a laboratorio, altrimenti rischia che si arrugginiscano», hanno insistito. Lui ha obbedito.
il tirreno