Le imprese al confine tra le due regioni e site all’interno della zona industriale di Ortonovo hanno subito ingenti danni. Sicuramente sono tra quelle più colpite dagli eventi alluvionali di novembre, alcune addirittura hanno vissuto quella tremenda esperienza due volte. Ma oltre ai danni alle perdite e al timore di affrontare nuovi investimenti in questo periodi di crisi, nel profondo di ognuno rimane quella sensazione e quella paura che non può certo scomparire subito. E questo perché se nei giorni immediatamente successivi ai due eventi alluvionali abbiamo visto un brulicare di uomini edonne del volontariato che lavoravano duramente, spalando terra e rimuovendo fango e acqua per ripristinare la viabilità e pulire le nostre case e le nostre aziende, oggi serve la realizzazione di interventi strutturali che impediscano una nuova alluvione. “Non riusciamo a comprendere – spiega Paolo Ciotti, Direttore Provinciale Cna – il motivo per cui le ruspe non siano ancora entrate nell’alveo del Torrente Parmignola. Occorre intervenire il prima possibile persistemare il torrente e evitare che con il prossimo maltempo si trasformi nuovamente in un fiume in piena. La pulizia, il ripristino degli argini e il corretto deflusso delle acque sono le uniche cose che potranno farci dormire tranquillamente”. Ad oggi – fa notare la principale associazione degli artigiani – sono ancora presenti piante divelte dalla corrente, massi di grandi dimensioni, materiali vari che riducono le già esigue luci libere dei ponti e degli attraversamenti, ma nessun mezzo lavora nel Parmignola. Nella zona dei canali del Bocco, Lunara e Foce le ruspe sono entrate ma si limitano ad un lavoro di maquillage e non realizzano l’abbassamento del Parmignola. “Non comprendiamo – analizza Ciotti – i diversi comportamenti con i Sindaci dei Comuni limitrofi, Massa, Carrara e Castelnuovo, hanno messo i mezzi in alveo per pulire i corsi d’ acqua; il Sindaco di Carrara, compreso il pericolo, ha fatto ricostruire l’argine del Parmignola, il Sindaco di Castelnuovo Magra, seppur minimamente toccato, ha fatto pulire i suoi corsi d’acqua e il Comune di Ortonovo che cosa aspetta? Non capiamo a cosa siano serviti i tecnici volontari inviati dalla Provincia, era stato detto – fa presente il Direttore degli Artigiani – che avrebbero coordinato i lavori di messa in sicurezza dei corsi d’acqua e dei versanti, ma della loro presenza non sia ha più nessuna traccia”. Secondo la rilevazione di Cna i danni subiti da privati e da imprese sono stati immensi, con l’aggravante che già dopo il primo evento alluvionale questi interventi avrebbero dovutoessere fatti: “e invece che cosa è successo? – si chiede ancora Ciotti – L’ufficio urbanistica e pianificazione del territorio addirittura è stato chiuso ipotizzando un troppo lavoro, tornando a utilizzare quel metodo “Ortonovo“, cioè ad allungare i tempi delle opere pubbliche, che tanti danni aveva già arrecato all’imprenditoria. Ci si nasconde dietro a fantomatici codici e pseudo cavilli mentali senza fare nulla per accelerare gli interventi utili”.
Burocrazia, paure,fobie. “Ricordiamo che la minuziosità nel verificare in maniera ossessiva le pratiche ediliziepresentate nel Comune non ha impedito i due disastri che hanno colpito le aziende ed i cittadini nel mese di novembre. Forse i tecnici e i dirigenti o presunti tali dovrebbero girare il territorio – sottolinea Ciotti ancora – Verificare impluvi naturali, discariche abusive, tombature realizzate illegalmente, progettare un’efficiente rete di captazione delle acque bianche e non pensare al centimetro dell’intonaco, al colore delle finestre, alle fughe del pavimento. Il Comune di Ortonovo da tempo è visto dalle imprese edili come zona off-limits sui cui è meglio non fare alcun tipo di investimento. Il comportamento degli uffici, ora è palese a tutti, come risultato ha avuto solamente quello di allontanare gli investitori e gli imprenditori dal territorio e non quello di preservarlo. Il classico esempio di malaburocrazia. Infatti, di fronte a questi eventi, emerge che le priorità dovevano e devono essere altre. E allora che questi dirigenti escano dai loro uffici e girino il territorio per verificarne le criticità. E soprattutto – conclude – se emergesse palesemente la loro inadeguatezza a gestire queste situazione chealmeno deleghino, se possibile, la Provincia. Ne vale il bene dei cittadini e delle imprese”.