20 anni di lavoro spazzati viasotto un metro di fango e acqua. La storia “Ricette Mediterranee” specializzata nella produzione di sughi già pronti destinati alla grande distribuzione di tutta Italia, è l’emblema del disastro che si è abbattuto sulle aziende artigiane ospitate nell’area ex Fibronit a confine tra Massa e Carrara. L’azienda di Pietro Chioni ha perso tutto sotto centimetri e centimetri di fango misto ad acqua che hanno invaso il suo capannone e quelli dell’intero polo artigianale. Nell’area, proprio a confine con il sottopassaggio di Via Marchetti, parallelo alla linea ferroviaria, operano la “Pft”, specializzata in trasporti eccezionali, il grossista alimentare “Berti”, la “Mate Antincendi”, l’”Albatros” e la “Omset”, la prima specializzata in attrezzature per carrozzerie e la seconda nella meccanica di precisione. Nell’area ci sono anche il magazzino della Mukki dove sono custoditi decine di mezzi di trasporto furgonati e la Cattani impianti elettrici industriali. Il danno provocato dalla bomba d’acqua che si è abbattuta come una furia sulle imprese del polo Cna (in fo su www.cna-ms.it) tra la notte di sabato e domenica, è secondo l’associazione degli artigiani, di almeno 5 milioni di euro tra macchinari, attrezzature, prodotti e materie prime danneggiate, compromesse e andate completamente perse. Ma la conta non è ancora finita. Nel mirino degli imprenditori, e primo imputato, i recenti lavori legati al sottopasso di Via Marchetti e all’opera di urbanizzazione terminata da alcuni mesi che avrebbero creato un effetto “diga”. L’intera area è stata invasa da un fiume in piena con l’impossibilità dell’acqua piovana mista a fango di trovare sbocchi verso il mare. Il muro di cemento che corre a fianco della ferrovia ha funzionato da “tappo” diventando fatale per le imprese. Serviranno invece settimane, e questo è inevitabile, prima che la produzione e le attività possano tornare a pieno regime provocando una mancata produzione. Da qui la richiesta di Cna di attivare subito il percorso per “sospendere tutti i pagamenti per le imprese danneggiate così da permettergli di ripristinare, al più presto, l’attività produttiva. Questo evento può mandare ko le imprese del territorio – analizza Dino Sodini, Presidente Provinciale Cna – la priorità è ora quella di congelare mutui, contributi e versamenti che le imprese devono sostenere. Da parte del governo locale, regionale e nazionale ci deve essere la consapevolezza che si deve subito reagire e mettere in condizioni le imprese di tornare operative”. Per Sodini l’altro passaggio è la richiesta di stato di calamità naturale: “un atto inevitabile per un territorio martoriato – commenta ancora – mentre agli Istituti di Credito chiedo di non mettersi le mani negli occhi e di diventare protagoniste anche in questi momenti delicati del territorio e non solo quando c’è da prendere”. Sodini loda la risposta delle imprese all’emergenza: “Da parte delle imprese, dei lavoratori c’è stata una dimostrazione di massima efficienza incredibile, solidarietà ed attaccamento che ci piacerebbe ritrovare anche nei nostri amministratori. Una reazione che evidenzia come il nostro tessuto imprenditoriale sia vivo, reattivo e pronto anche a vivere queste situazioni insieme ai propri dipendenti e lavoratori. – commenta – Ora speriamo di non assistere al solito teatrino delle competenze, alla solita melina di chi è la colpa e di chi no, e a chi tocca la gestione di quel tratto e a quale l’altra per poi finire tutto in nulla”.

Ricette Mediterranee. Impresa artigiana modello nel settore alimentare la “Ricette Mediterranee” non c’è più. Quello che c’era, fino a sabato sera, è affogato insieme a 20 anni di lavoro e sacrifici. Nulla è stato risparmiato nemmeno le celle frigorifere dove erano custodite le materie prime e i preparati destinati agli scaffali della grande distribuzione. Completamente da buttare interi pancali e confezioni di materie prime, burro, pinoli, basilico, noci, per non parlare dei delicatissimi macchinari per laproduzione. “Abbiamo perso tutto in una notte – racconta il titolare Pietro Chioni – non ho parole. Non so cosa dire. I danni sono incalcolabili. Non ci rimane niente”. Nessuno degli ambienti del capannone è sopravvissuto. I personal pc “galleggiano” nella melma mentre amici e parenti tentano di pulire via il fango.

Omset. Il fango e l’acqua sono penetrati all’interno dei circuiti e dei motori delle sofisticate macchine a controllo numerico della Omset che produce pezzi di altissima precisione per il settore del lapideo e non solo. Compromessi decine di macchinari che ora necessitano di essere revisionati prima di valutarne lo stato di salute. Un torrente di acqua è passato dalla porta a monte per uscire da quella verso mare. Gli effetti sono evidenti ovunque. Il danno supera – secondo una prima ed approssimativa stima del titolare – il milione di euro. “Non mi sarei mai immaginato di vivere una situazione come questa – tuona il titolare Sauro Sodini mentre spazza via l’acqua – la nostra azienda è distrutta”.

Pft. Prima di poter tornare operativi passeranno settimane. I 50 mezzi della Pft, gru, camion, furgoni e furgoncini devono essere tutti revisionati. Il fango potrebbe averne compromesso il sistema dei freni, il motore e la parte elettronica rendendoli inutilizzabili per gli standard di sicurezza imposti dalla legge. La Pft organizza ed effettua trasporti eccezionali in tutta la Toscana. Sette mezzi erano completamente sommersi nella poltiglia di fango. “Sono da buttare – spiega Roberto Pucci – mentre per gli altri dovremo passarli ai raggi X uno per uno con notevoli costi. Non sono auto ma mezzi speciali conparticolari caratteristiche e necessitano di controlli accurati. Non so quando potremo tornare in azione”. Per Pucci “se piove ancora così succederà di nuovo”: “l’acqua non filtra, la rete è implosa. Ogni volta che pioverà con questa intensità saremo sempre sott’acqua”.

Berti. Pancali di generi alimentari da buttare via per un valore che supera almeno i 200 mila euro. “Non si è visto nemmeno un cane in due giorni. Siamo stati dimenticati – spiega un rassegnato Riccardo Marchetti – da chi doveva aiutarci non è arrivata nessuna risposta”. Nel piazzale di Berti, grossista che opera nelle province di Massa Carrara, La Spezia, Pisa e Lucca ci sono tonnellate di scatole, sacchi, bottiglie e confezioni da smaltire. Olio, uova, farina, burro, pasta e tanto altro. Unospreco incredibile. “L’80% è tutto da buttare – spiega ancora – si è salvato solo una piccola parte del nostro magazzino. Mi piange il cuore”.-

Albatros. Aveva una commessa da 50 mila euro pronta per partire il lunedì. Ma quella commessa di attrezzature per le autocarrozzerie straniere, non arriverà mai. Non almeno nei tempi previsti dal contratto. La Albatros è una piccola azienda artigiana legata al settore dell’auto motive, uno di quei comparti già duramente provati dalla crisi. L’evento di sabato notte ha cambiato il corso di un’annata non facile. “Una brutta botta – sottolinea Gianluca Simonini – che non ci voleva. Avevamo pezzi pronti per partire. Già imballati. Ed invece eccoli qua. L’acqua ed il fango sono penetrati nei circuiti elettrici danneggiandoli”. Nel caso di Albatros ci vorranno almeno 3 settimane prima di tornare attivi. “

Mate. Amici, parenti ei dipendenti hanno lavorato quasi due giorni per ripulire il capannone della Mate Antincendi di Matteo Della Pina. L’acqua nel capannone è salita fino a 50 centimetri. “Il fango è entrato nei funzionalità dei macchinari necessari ed indispensabili per la nostra tipologia di attività”.