Il bubbone scoppia adesso, con i sigilli all’impianto di bricchettaggio, di proprietà dalla società Erre Erre. Ma l’inchiesta della Procura sul ciclo dei rifiuti in terra apuana va avanti da parecchio tempo. Infatti gli inquirenti avevano puntato gli occhi anche sulle origini del sodalizio tra Cermec e Delca, da cui è nata Erre Erre. E adesso l’attenzione della Procura si è focalizzata sui vertici delle due aziende. La società Erre-Erre nasce il 22 maggio del 2003: il 51% del capitale è nella mani di Cermec, il 49 in quelle della lucchese Delca. I lavori per l’impianto prenderanno il via nel 2008. Ma il socio privato è stato scelto senza bando. Il Cermec, società completamente pubblica scelse il suo socio senza una gara. Tra l’altro, ai tempi della costituzione, Erre Erre fece discutere parecchio, tanto che qualcuno arrivò a proporre al consiglio comunale anche una commissione di inchiesta. Cermec, da parte sua, quando costituì Erre Erre motivò, con tanto di consulenze, la scelta del socio privato. Lo indicò come l’unico con le conoscenze e le competenze tecniche necessarie per realizzare l’impianto di bricchettaggio che avrebbe dovuto trasformare i rifiuti in combustibile. E in nome di quelle competenze avrebbe, quindi, bypassato le procedure di evidenza pubblica che spettano alle società pubbliche. I primi controlli avvennero sui finanziamenti erogati dall’unione europea per costruire l’impianto di brichettaggio, con richieste gonfiate ad arte. Poi sono iniziati gli accertamenti con la guardia di finanza sui rapporti – soprattutto fiscali – tra i due soci, nel periodo in cui nacque Erre Erre. Accertamenti che hanno portato a scoprire un’evasione fiscale di 3,7 milioni di euro.