“Bella ciao” il canto popolare di resistenza nato su una melodia ottocentesca delle mondine padane a sua volta proveniente da altri canti di tradizione addirittura risalenti fino al 1500. Un pezzo di storia italiana scorre anche in questa melodia divenuta simbolo del movimento di resistenza italiano. Al pari di altre melodie che hanno raccontato storie italiane, si potrebbe citare stornelli d’esilio canto libertario risalente al 1895 dell’anarchico Pietro Gori o anche Faccetta Nera di Giuseppe Micheli, a lungo considerata inno del fascismo anche se all’epoca era ritenuta una provocazione sulle fallimentari imprese coloniali. Ma insegnare “Bella Ciao” in una scuola elementare a Carrara ha fatto scoppiare la polemica con la dura presa di posizione del consigliere della Destra Gianni Musetti che ha chiesto all’assessore di intervenire nel nome della riappacificazione storica, rispetto delle istituzioni e atteggiamenti civici superparte. Alle parole di Musetti hanno risposto la Federazione della Sinistra e gli Anarchici del gruppo Germinal. Massimo Menconi capogruppo in consiglio della Federazione della Sinistra dice “meno male che esi Meno male che esistono  ancora  insegnanti che insegnano “Bella Ciao”, non solo in quanto canto popolare” ma simbolo di chi “si èschierato dalla parte giusta e battendosi con coraggio, ha contribuito a riconquistare la libertà ed a riportare la democrazia nel Paese”; e il consigliere non dimentica neanche un altro canto popolare di resistenza “fischia il vento” che –dice Menconi- merita oggi più che mai di essere citato e ricordato. Sulla vicenda intervengono anche gli Anarchici del gruppo Fai i quali ricostruendo la storia del canto popolare invitano il consigliere Musetti a “smettere di criticare le scelte di un qualche insegnante e magari di tornarne a seguire le lezioni” per concludere esprimendo “piena solidarietà alla “maestra partigiana””. La nota degli anarchici superando la presa di posizione singola mira a ricordare come “bella ciao” possa essere considerata la canzone della resistenza per antonomasia aldilà delle nette differenze ideologiche dei partigiani; d’altronde gli stessi partigiani anarchici hanno avuto percorsi nettamente differenti dai partigiani comunisti.