Primo maggio alla Eaton, ricordando gli antichi splendori di un tempo. È stato un giorno di festa, in cui nessuno ha voluto parlare di mobilità, acquisto delle aree, reindustrializzazione, accordo di programma. Era il giorno dedicato al lavoro e ai lavoratori ed è stato trascorso in spensieratezza. In fabbrica c’era tutta la Cisl confederale, perché le iniziative per il 1 maggio sono state organizzate dalla Rsu del sindacato. A pranzo, gli operai della Eaton hanno ospitato il prefetto Giuseppe Merendino, che ha potuto trascorrere qualche ora con questi lavoratori e le loro famiglie, tra un piatto tipico della tradizione, le fave con il pecorino e la carne arrostita. Una tavolata all’aperto per dimenticare, momentaneamente, il dramma della disoccupazione alle porte. È stato proprio in questo clima e durante il pranzo che il prefetto è stato omaggiato di un pezzo di storia della Eaton: l’inno della multinazionale, composto e cantato da tre operai della Eaton, oggi in mobilità.
La storia di questo inno risale al 1999, anno in cui la fabbrica massese, che allora occupava 570 operai, fu premiata come migliore tra le 350 di tutto il mondo, per qualità ed efficienza. La Eaton da Cliveland, orgogliosa del primato, volle organizzare una grande festa a Massa Carrara, a cui parteciparono migliaia di persone, alla presenza di delegazioni e rappresentanze indiane e americane. Fu un episodio storico, svoltosi alla IMM di Carrara, che mai più fu ripetuto. Per quell’occasione, a tre operai della Eton, Duilio Angeli, Mario Maestrelli e Ferdinando Martinucci, venne in mente di comporre un inno che avrebbe dovuto rappresentare la Eaton in tutto il mondo. La multinazionale ne fu entusiasta e i tre passarono 11 ore a Milano in una sala di registrazione, davanti alle case discografiche Universal e Polygram, contattate per produrre il materiale. Il pezzo, fu arrangiato da Dario Baldambembo, uno dei più grandi e famosi arrangiatori italiani ed iscritto alla Siae. La Eaton spese circa 10 milioni di lire a quel tempo per l’incisione dell’inno, cantato in inglese e per il quale aveva previsto una prima tiratura di 50 mila copie. I tre fecero fortuna, poi però la multinazionale bloccò tutto, nessuno seppe il perché, e cominciò la fase di declino. Quei tre operai oggi sono in mobilità, hanno visto il loro inno, che parla di lavoro, fratellanza e diritti, cantato davanti al mondo e la loro fabbrica chiudere nel giro di due anni.