e’ ancora teso il clima all’interno del cantiere navale di marina di carrara: a una settimana dal via libera al protocollo di intesa con il governo, che ha sancito da un lato l’arrivo della nuova commessa e dall’altro una profonda spaccatura interna ai sindacati, le polemiche non si placano e nonostante la certezza della riapertura delle officine, le tute blu sono tutt’altro che tranquille. La sicurezza dell’avvio della lavorazione alla nave commissionata dalle ferrovie dello stato non è infatti sufficiente a calmare gli animi perché, dicono i lavoratori, le incognite sono ancora troppe: non si sa né quando riprenderanno effettivamente le attività, né chi, tra i vari settori, rientrerà prima al lavoro; non si sa quali strumenti saranno attivati a sostegno dei dipendenti alla fine del periodo di cassa integrazione ordinaria, a maggio e soprattutto non si conosce il piano industriale che i vertici di Nca avrebbero già presentato al governo ma di cui, a Marina di Carrara, non si sa nulla. Un’incertezza non da poco, questa, visto che proprio all’interno del piano industriale dovrà essere messa nero su bianco quella riorganizzazione della fabbrica, prevista dal protocollo d’intesa e che, in parole povere, significa tagli al personale. Proprio per avere delucidazioni su questi e altri punti l’assemblea dei lavoratori di Nca ha chiesto stamani un incontro ai dirigenti della fabbrica: all’appuntamento non hanno partecipato però le Rsu della Fim che, lo ricordiamo, aveva indetto la scorsa settimana il referendum sull’accordo col governo, da cui Uilm e Fiom si erano,  pur con qualche distinguo, dissociate. La spaccatura interna ai sindacati quindi resta, e non è detto che la necessità di fare chiarezza sull’immediato futuro del cantiere, basti a ricucire lo strappo.