Un lungo corteo da Marina a Carrara per dare voce alle istanze dei lavoratori e un incontro fiume, nella sede del municipio, per chiedere alle istituzioni locali di unirsi alle tute blu e ai sindacati nel ribadire il no secco alla liquidazione: così stamani un centinaio di dipendenti del cantiere ha vissuto la vigilia dell’ennesimo e decisivo vertice romano dedicato alla vertenza Nca. Due iniziative che, secondo Fiom e Uilm, sono riuscite a coinvolgere i cittadini e a riaccendere i riflettori sul cantiere, nonostante l’assenza di Fim, che non ha aderito alla manifestazione. E se il corteo si è svolto in modo composto e ordinato, il confronto andato in scena nella sala di rappresentanza del comune di carrara, davanti al sindaco angelo zubbani e all’assessore provinciale allo Sviluppo paolo baldini, è stato acceso, a tratti incandescente, con dure contestazioni da parte delle tute blu alla volta dei rappresentanti delle istituzioni. Al centro della diatriba il testo del protocollo d’intesa per la reindustrializzazione del territorio apuano che domani il governo chiederà agli amministratori locali di firmare e che sindacati e lavoratori contestano aspramente in quanto prevede l’ìpotesi liquidazione per Nca. A dividere politici e maestranze non è tanto la valutazione sulla prospettiva di una dismissione del cantiere,unanimamente giudicata in modo negativo, ma piuttosto la strategia da contrapporre alla risolutezza con cui il governo e in particolare il ministro dello Sviluppo Paolo Romani vuole perseguire quella strada. Un incontro, quello di domani, aperto per la prima volta anche ai sindacati, determinati a battersi per cancellare la parola liquidazione dal testo dell’accordo e al tempo stesso preoccupati per alcune voci provenienti da roma in merito alla opzione per una seconda commessa collegata all’acquisizione della nave delle ferrovie. E a conferma di quanto sia ritenuto strategico per il futuro dell’azienda l’incontro di domani, basti ricordare che i lavoratori di Nca hanno organizzato un pullman per seguire da vicino l’appuntamento, con un presidio sotto la sede del ministero dello Sviluppo, un iniziativa che era stata presa solo nei momenti più caldi della storia della vertenza del cantiere.