“Non manifesterò mai più al fianco dei lavoratori della Eaton, come ho fatto fino ad oggi”. Una lettera anonima, firmata solo dalle iniziali, di un uomo che si definisce un ex lavoratore, un disoccupato, uno dei tanti cui le cronache non sanno o non possono dare nome. Una lettera che grida, in mezza pagina, la rabbia di chi non finisce sulle pagine dei giornali o nei telegiornali, perché l’azienda che lo ha licenziato non è tanto grande o importante come una multinazionale americana. “Sono disoccupato, ho girato varie aziende come operaio, da tre anni non ho un contratto; sono anche io in quella fascia di età scomoda, ho superato i 30 ma non arrivo ai 40 anni e per sopravvivere faccio la stagione estiva, quando riesco. Per me non ha mai intercesso nessuno”. Un figlio e problemi economici, una casa, un mutuo, una compagna a cui non poter mai fare un regalo. Sembra la storia di tanti lavoratori della Eaton. Eppure questo filo non lega i 304 operai con questo cittadino: “Ho sempre aderito alle iniziative organizzate in difesa del lavoro_ scrive ancora l’uomo_ dallo sciopero generale, a quello della Fiom, fino alle manifestazioni per Nca e per la Eaton, ma poi ho letto che 80 operai della ex fabbrica vorrebbero una corsia preferenziale per fare la stagione estiva. Bel modo di intendere la lotta di classe”. C’è tanta rabbia in questa testimonianze che non è certo la sola. Un fenomeno, quello degli “invisibili” che si manifesta in tutta Italia e soprattutto in quelle città dove la crisi di grandi fabbriche, purtroppo rende alcuni lavoratori diversi da altri. “Gli stagionali sono una categoria sfruttata_ continua la lettera_ e ora la si vuole ulteriormente penalizzare favorendo dei lavoratori che , in fin dei conti, hanno ogni giorno politici e sindacalisti in fabbrica? È triste e aberrante”. Forse la paura, legittima, è quella che qualcuno possa occupare posti di altri, ottenere favori, penalizzare altri lavoratori: Sappiamo che state vivendo un dramma e sapete perché? Perché lo viviamo anche noi ogni giorno. Con la differenza che a noi, nessuno ci aiuta”. E si acuisce la guerra fra poveri.