Niccolò Persiani, il professionista incaricato della consulenza esterna sul bilancio della Asl 1, dopo le dimissioni di Delvino e l’arrivo della De Lauretis, ha rotto un silenzio durato mesi, davanti alla Commissione d’inchiesta regionale, presieduta da Jacopo Ferri. Persiani che avrebbe dovuto accompagnare la Asl ad arrivare alla certificazione di bilancio”, ha raccontato ai commissari la sua verità. Durante la lunga seduta, durata ore, Persiani ha respinto le accuse della società di certificazione del bilancio della Asl, la Deloitte, secondo cui sapeva dell’ormai famoso deficit di 60 milioni fin dal 2009. Persiani ha ribadito che quando gli venne fatto presente il credito di 60 milioni verso la Regione non si precisò che si trattava di gestione a stralcio. Persiani ha poi sottolineato che “Il lavoro di preparazione alla certificazione non contempla né ha mai contemplato di fare il bilancio”, né tantomeno il “controllo sul bilancio”. Persiani, in particolare, in qualità di coordinatore scientifico gestisce l’ultimo tratto che separa la Asl dall’attività esterna di certificazione dei bilanci. Ma Persiani è stato anche consulente del Commissario straordinario nominato dalla Regione ad ottobre scorso, Maria Teresa De Lauretis. “Sicuramente è stato un errore accettare quell’incarico”, ammette oggi il professionista finito nel ciclone che ha travolto la Asl con un deficit di 270 milioni; fu un incarico “inopportuno”. E ancora secondo Persiani, l’attenzione su quei 60 milioni “è perfino eccessiva”, perché sull’Asl di Massa “i problemi sono anche altri”. Le “manchevolezze” si assommano negli anni anche con altre modalità (debiti non inseriti, fortissima capitalizzazione degli immobili), cosicché si evidenziano “gravissime irregolarità contabili, non solo per importo ma anche per comportamenti tenuti”.Tanti gli spunti offerti dal professionista che, in risposta alle molte domande dei commissari sulla filiera di controllo dei conti dell’Azienda sanitaria, ha tra l’altro precisato: “Insieme alla documentazione di bilancio c’è il sospetto che sia stata trasmessa documentazione non vera”, con riferimento alle “pezze d’appoggio” giustificative e necessarie al lavoro dei revisori e della società di certificazione.