Utilizzavano i fondi europei per intascarsi denaro pubblico, ma sono state scoperte dalla guardia di finanza di Massa Carrara. Si tratta di alcune aziende, tre al momento quelle già indagate, che erano riuscite a dirottare i finanziamenti europei per lo sviluppo regionale sui loro progetti, in realtà inesistenti. 270 mila euro per un progetto di domotica, di cui 190 mila di soldi pubblici, sono in realtà serviti per scaricare da internet un manuale di elettronica e per pagare la consulenza del commercialista che era riuscito a far approvare questo progetto, con 90 mila euro. L’uomo un professionista di carrara è agli arresti domiciliari in custodia cautelare perché considerato il filo conduttore di molte altre truffe ai danni della comunità europea. Era lui, insomma, che riusciva a dirottare i finanziamenti, presentando i finti progetti alla regione, finti documenti ed emettendo poi fatture false. Altre due ditte sono state beccate dalle fiamme gialle a compiere questo giochetto: una per 108 mila euro e una per 5000 euro. Il commercialista di carrara era riuscita a far approvare un progetto con fondi europei anche ad una azienda chiusa. Lui è stato arrestato, mentre altri due amministratori di società sono stati denunciati e risultano indagati per numerose ipotesi di reato: la truffa aggravata, falso ideologico, emissione di falsa fatturazione. I particolari dell’inchiesta sono stati forniti questa mattina dal maggiore della gdf Alfredo Lovito. Era presente il pm rossella soffio e il neo procuratore capo giubilaro. Un dettaglio importante riguarda il provvedimento del sequestro di beni equivalenti alla cifra sottratta impropriamente alla comunità europea. Le società sotto la lente della guardia di finanza sono in tutto sette, e il giro di denaro che gravita attorno ai fondi europei e che potrebbe essere non lecito ammonta a 3,4 milioni di euro. La regione non può d efinirsi in alcun modo responsabile della truffa perché non ha lo strumento per controllare se un progetto è esistente oppure no: ha però il dovere di informare la gdf di tutti i progetti che decide di finanziare e così ha fatto anche in questo caso. I militari del comando provinciale hanno notato che c’era qualcosa che non andava in alcuni di loro e hanno iniziato le indagini nel 2008.