Una sentenza, secondo chi fece ricorso 5 anni fa ed intende, oltre ad avere un’incontro con l’Amministrazione, ripresentarlo davanti ad un altro commissario, a dir poco disorganica e frettolosa, oltre che, curiosamente, emessa solo dopo il pensionamento del giudice in carica, Carletti. Cave, marmo, filiera del lapideo; il dibattito sulla gestione di questo bene, il marmo appunto, primario della città è aperto da decenni e, con dichiarazioni più o meno attente da parte delle amministrazioni che si sono succedute, il refrain è sempre passato di bocca in bocca, di amministratori, dirigenti, cittadini: gli agri marmiferi apuani fanno parte del patrimonio inalienabile della popolazione carrarese. Questo nessuno, almeno fino ad oggi lo ha mai messo in dubbio, fatto salvo conoscere la differenza tra demanio comunale e demanio civico. E su questo invece, ben poco ci si è mai soffermati, tanto da poter tranquillamente scommettere che la stragrande maggioranza della popolazione non saprebbe andare molto più in là di un’idea generica di demanio pubblico, senza conoscere i relativi diritti che una tale terminologia possa o meno garantire. E allora se alla fine del 2004 5 cittadini prima ed altri 5 dopo, in rappresentanza di altrettante associazioni, tra le quali Legambiente ed Italia Nostra, decidono di fare ricorso alla magistratura degli usi civici costituendo un gruppo denominato uti singuli uti cives, non è un caso. Si tratta di ristabilire sul territorio la differenza che corre tra demanio comunale e demanio civico: e quest’ultimo è quello che ha da sempre riguardato i bacini marmiferi carraresi da centinaia di anni. Se il demanio comunale infatti prevede che il bene venga gestito dall’Amministrazione, per usi pubblici certo, ma senza dover render conto alla cittadinanza delle somme e di come verranno impiegate, con il demanio civico la gestione passa direttamente attraverso una rappresentanza di cittadini e, anche nel caso in cui fosse affidata al Comune, questo dovrebbe essere controllato dall’esterno da un supervisore e rientrare in un bilancio separato. Non solo: un concessionario sul demanio comunale decide da sé solo della sorte dell’escavato, come e quanto escavarne, dove e come venderlo, al contrario, se il demanio è civico, il concessionario non è più unico gestore del bene, ma deve renderne conto alla collettività.