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lunedì, 22 novembre, 2010

https://www.antenna3.tv/2010/11/22/sprechi-per-9-000-euro-al-mese-ecco-chi-guadagna-dalla-%e2%80%9cnomina%e2%80%9d-a-consigliere-regionale/

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Sprechi per 9.000 euro al mese. Ecco chi guadagna dalla “nomina” a consigliere regionale

Consiglio regionale della Toscana, benvenuti a “Sprecopoli”. Viaggio a Palazzo Panciatichi, struttura da 40 milioni l’anno. Fra chi bivacca e chi vive grazie alla politica. Ma pagano i cittadini. Quasi 400 ci lavorano, solo 80 sono “collocati” dai partiti: 27 dal Pd, 20 dal Pdl. Ecco cosa ruota attorno a un’elezione. 

D’estate il deserto, d’inverno tutti dentro. Nel grande palazzo della cuccagna. “Muuuuh”: un muggito si sente passando per i corridoi. Arriva da un computer di una delle stanze, sintonizzato su “Country story”, gioco cliccatissimo su Facebook. Luci e condizionatori accesi per gran parte del giorno. E gli addetti alle portinerie stanno anche in 4, o 5, ai banconi a leggere il giornale. Benvenuti a Palazzo Panciatichi, sede del consiglio regionale della Toscana. Roma ladrona? No, il “Paese di Bengodi” è più vicino di quel che si pensa. Qui si sta chiusi ormai solo per una settimana. Ma il lavoro vero si ferma per tutto agosto.

Una struttura che costa ai contribuenti toscani circa 40 milioni di euro ogni anno. Metà vanno a finire in costi vivi, l’altra metà della torta negli stipendi. A lavorare qui sono sì i 55 consiglieri eletti dai cittadini (o meglio nominati dai partiti, da quando sono state abolite le preferenze) ma anche i loro staff. Secondo il rapporto sulle attività sono quasi 400 (385 per la precisione) le persone impiegate nel consiglio, fra uffici e segreterie particolari, a tempo determinato o indeterminato (non tutti fisicamente in via Cavour, sede dell’assemblea regionale). Solo una parte minoritaria ha stipendi da dirigenti o corrispondenti ad alti profili professionali. A questi, poi, vanno aggiunti quelli delle cooperative, che ottengono in gestione servizi come quelli di portineria e di ristorazione.

Ammonta ad 80, invece, il personale addetto alle segreterie dei gruppi. Sono assistenti, addetti stampa o altre figure, di cui si contornano i consiglieri per svolgere le loro attività. Nella sostanza si tratta di persone collocate dagli stessi partiti, la quale assunzione è strettamente collegata all’elezione dei consiglieri. In pratica ad un determinato numero di parlamentari regionali eletti, corrisponde in proporzione una quantità di addetti alle segreterie dei gruppi. E maggiori sono gli eletti, più grande sarà la segreteria. Si scopre così che sono ben 27 a lavorare al gruppo del Partito Democratico, che ha eletto 24 consiglieri. Alto anche il numero degli addetti al Popolo delle Libertà: 20 per 16 eletti. Seguono a ruota i 9 che lavorano per l’Italia dei Valori (che ha eletto 5 consiglieri), 8 per la Lega Nord (che ha 4 consiglieri), 7 per la Federazione della Sinistra (che ha 3 consiglieri), 6 per l’Unione di Centro (con 2 consiglieri), 3 addetti per il gruppo Misto, che in realtà conta solo il consigliere Ciucchi, eletto nelle stesse liste del Pd, ma che si è poi creato una sua casa.

I partiti, in questo modo, oltre ad ottenere i rimborsi elettorali, hanno diritto a far assumere del personale proprio. Un sistema perverso che collega, di fatto, ad ogni elezione tutta una serie di figure professionali, oltre che economiche. E coloro che decidono di fare eccezione a questo sistema – operando una sorta di “fair play” economico – rappresentano una vera e propria mosca bianca. Alla politica, dunque, non bastano gli stipendi degli eletti, già ben corposi. Perché in questo modo si controlla una quantità ben maggiore di posizioni. E un’elezione vale ben più di un banco nell’assemblea.

Alla cassa Dalla mensa alle auto blu, passando per gli affitti e le spese telefoniche. Il bilancio piange: 150 computer e 13 milioni di fotocopie

Affitto degli immobili, mensa e ristorazione, telefono, fotocopie, energia elettrica, pulizia, portineria e vigilanza, computer, spese postali, auto blu. E’ cara la vita, i cittadini lo sanno bene. Ma è davvero lunga anche la lista delle spese che ogni anno deve sostenere il consiglio regionale (basata sul report ufficiale del 2009). Oltre 900.000 euro la Toscana li spende, ogni anno, per l’affitto degli immobili del consiglio. Servono anche poco meno di 700 mila euro per la manutenzione degli immobili. Un altro milione va a finire nelle spese di vigilanza, portineria e facchinaggio. E un altro mezzo milione è dedicato alla pulizia degli immobili.

Ma sfogliando fra le svariate spese, si scopre che sono quasi 150 i pc portatili che il consiglio regionale dà in comodato d’uso ai propri dipendenti (consiglieri, loro segreterie e personale in generale). Una spesa che, insieme a quelle per gli apparecchi – con la loro installazione e manutenzione – contribuisce ad un pagamento annuale di oltre 700 mila euro. Capitolo auto blu: nel 2009 sono state 12 le macchine noleggiate, per un costo complessivo, fra canone e manutenzione, di quasi 250 mila euro.

Altri 310 mila euro vanno a finire nelle spese telefoniche, mentre 186 mila costano le spedizioni postali e oltre 50 mila sono da stanziare per cancelleria e agende. Ben 900 mila euro, invece, vanno a finire in copie e fotocopie: in tutto nel 2009 sono state oltre 13 milioni le pagine copiate o stampate, escluse quelle prodotte in tipografia. 225.000 euro vanno a finire in quotidiani e riviste e altri 280 mila in energia elettrica.
Infine la ristorazione: 350 mila euro il consiglio li spende ogni anno per la mensa della Regione (si mangia bene e si paga poco), la buvette, l’acqua minerale, il catering, i buoni pasto. E pensare che rispetto agli anni precedenti i costi sono stati ridotti. Uno dei pochi settori in cui si è razionalizzato, perché in molti altri le spese sono tutt’altro che diminuite.

Gli stipendi Le indennità ruolo per ruolo. Ricchi i piemontesi. Un “salario” da 9.000 euro al mese. Parlamentari toscani fra i più “sobri”

Essere eletti in Consiglio regionale significa, in termini economici, percepire uno stipendio che, come minimo, si attesta intorno ai cinquemila euro. Come minimo. Perché con i rimborsi (che non si cumulano fra di loro, almeno quello) si possono anche superare i 9.000. Succede per coloro che ricoprono incarichi particolari. Fare il presidente del Consiglio regionale, ad esempio, vale un’indennità aggiuntiva di poco inferiore ai 3.000 euro lordi. Al vicepresidente, invece, vanno poco più di 1.700 euro lordi. L’indennità aggiuntiva per i segretari del Consiglio, presidenti di commissione, portavoce dell’opposizione e presidenti dei gruppo consiliare è di poco inferiore ai 1.200 euro lordi, mentre quella per i vicepresidenti e segretari di commissione ammonta a poco meno di 600 euro lordi. Indennità che, alla fine riguardano almeno la metà degli eletti nell’assemblea regionale.

Ammonta a circa 1.400 euro netti al mese, invece, la pensione minima alla quale hanno diritto gli eletti. Per percepirla, dai 60 anni di età in poi, bastano trenta mesi di presenze nell’assemblea. La somma, inoltre, cresce all’aumentare della durata della carica del consigliere, e può salire fino a 4.00o euro circa per coloro che vengono rieletti e siedono sui banchi per almeno 15 anni. Una questione su cui l’Italia dei Valori accelera: dopo aver proposto di abolire il vitalizio, nei prossimi giorni è attesa la proposta di legge. E pensare che da questo punto di vista la Toscana non è neanche fra le regioni “messe peggio”. Perché nelle altre gli emolumenti sono anche più alti. Sono i piemontesi i più ricchi, con circa 16.000 euro mensili, fino ai più “sobri” dell’Umbria, che percepiscono mediamente 6.500 euro. Sopra la soglia dei 10.000 euro ci sono anche Puglia (13.830 euro), Abruzzo (13.359), Lombardia (12.555), Emilia-Romagna (11.053 euro), Calabria (11.316) e Campania (10.976 euro). La Toscana in questi ultimi tempi ha iniziato a tagliare qualcosa, ma per ora si tratta soltanto di piccole “spuntature”.

 

da Il Corriere Fiorentino

ore: 17:48 |  TrackBack URL |  RSS feed commenti

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