Millecinquecento in piazza, per manifestare contro la violenza, per il lavoro e in solidarietà degli operai della Eaton. Sotto una pioggia battente il corteo formato da tanti cittadini, studenti, lavoratori non soltanto metalmeccanici, ha raggiunto, dalla fabbrica occupata, Palazzo Ducale: migliaia di ombrelli colorati aperti, un piccolo camion con due grandi casse e uno stereo che trasmetteva la musica tipica della lotta operaia, striscioni, slogan. “Non vogliamo essere scortati da voi” gridano alcuni lavoratori della Eaton, riferendosi alle forze dell’ordine che hanno accompagnato il corteo dall’inizio alla fine della manifestazione, durata circa quattro ore. La ferita per gli scontri avvenuti mercoledì scorso davanti al casello dell’autostrada è ancora troppo aperta. “Ci siamo sentiti traditi- dichiarano gli operai- perché alcuni poliziotti e carabinieri li conosciamo da anni, sanno la nostra situazione, sanno che siamo persone per bene e non ci saremmo mai aspettati un trattamento così”. I lavoratori della Eaton sono rimasti scossi anche dalle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal questore Girolamo Lanzellotto, secondo loro “superficiali”: “Un questore avrebbe dovuto ammettere che qualcosa non ha funzionato- dicono i lavoratori- e prendersi qualche responsabilità sull’accaduto; anche questo è compito di chi ci dovrebbe tutelare”. Mentre sembra di stare in una affollata puntata di “Anno zero” gli operai ribadiscono la loro posizione: “Rivogliamo la nostra dignità di uomini che lavorano, vogliamo lavoro non ammortizzatori sociali”. La rabbia è ancora molta e inespressa, visto che, alla fine della manifestazione qualche operaio, accompagnato da qualche sindacalista, non aspetta altro che rivedere le facce di quei dirigenti della questura che quel pomeriggio gli erano accanto e che adesso, in qualche modo, li accusano di aver volutamente provocato gli scontri. Il corteo si è già asciolto intorno all’una, ma si forma un piccolo capannello sotto Palazzo Ducale di operai e forze dell’ordine: “lei c’era, era accanto a me fino a pochi minuti prima degli scontri, come fa a dire che mi aveva avvertito?” si sente dire da un sindacalista. E ancora: “Come fate a dire che ci siamo gettati addosso al picchetto? Noi stavamo camminando assieme a voi, pensavamo che ci avreste fatto un varco assieme a voi, li abbiamo visti senza elmetti, perché non ci avete avvertito che non c’erano accordi e che ci avrebbero picchiati?”. Qualcuno risponde di non essere autorizzato a dare spiegazioni tecniche di quello che è accaduto, ma forse gli operai della Eaton avrebbero voluto sentire risposte più umane, che non elenchi delle cose sbagliate e giuste da fare in queste situazioni. Dalla loro parte, inoltre, i lavoratori della Eaton hanno tutta la politica locale e regionale che non ha risparmiato in 48 ore durissimi attacchi alla gestione dell’ordine pubblico di quel maledetto mercoledì.