650 mila euro a carico dell’Amministrazione, 250 mila della Fondazione Cassa di Risparmio, 120 della Cassa stessa e 130 della Regione; tutto questo per richiamare appena 4 mila 350 visitatori paganti in 126 giorni di apertura, una media quindi di 34 biglietti staccati quotidianamente. Se poi fosse andata in porto l’idea di spostare il monumento di Mazzini per posizionare quello di Cattelan, la spesa per l’evento sarebbe lievitata di 40 mila euro. Se, da parte dell’Assessorato e del curatore ci si sarebbe affrettati a dichiarare che la logica del dare per avere non sarebbe quella da seguire quando si tratta di investimenti culturali, Chiappuella tiene a sottolineare che seppur importante sia l’aspetto culturale di qualsiasi tipo di manifestazione, vero sarebbe anche che il rientro economico della Biennale per la città sarebbe assai scarso. “L’esito della manifestazione inoltre”, afferma il coordinatore repubblicano, “appare criticabile anche sotto il profilo culturale poiché essa ha fatto parlare di sé soprattutto dallo scandalo suscitato da opere di dubbio valore artistico quali quelle di Cattelan e Mc Carthy”. La critica di Chiappuella infine si sposta sul risultato che sarebbe stato opposto a quello voluto dal curatore. Se Postmonument voleva sancire la morte del monumento celebrativo infatti il risultato sarebbe stato tutt’altro, e ciò sarebbe testimoniato anche da un articolo del New York Times che, oltre a sottolineare quanto “la pietra rivesta un ruolo di primo piano nell’arte contemporanea”, riporta anche un’intervista allo stesso Cavallucci, che decanta l’importanza del marmo spiegando quanto oggi il lapideo conferisca un’idea di storia ed immortalità all’opera. Insomma, aggiungiamo noi, se così è, sia che il curatore abbia cambiato opinione in corso d’opera, sia che questa fosse stata la sua sotterranea visione fin dall’inizio, tanto meglio comunque per il futuro del lapideo e della città di Carrara.