CERMEC: DEBITI ALLE STELLE

E BILANCIO GRAVEMENTE IRREGOLARE E INATTENDIBILE

questo è quando abbiamo denunciato nell’estate del 2008, ma come sempre la sorda arroganza dei nostri amministratori locali non ci ha ascoltato, troppo presi a fare proclami. Abbiamo esaminato gli ’ultimi bilancio del Cermec, la società – di cui sono i principali soci i comuni di Carrara e di Massa – che si occupa del trattamento di rifiuti. Dall’analisi svolta è emerso uno scenario sconvolgente:

 1)     Nonostante l’aumento delle tariffe  che nel corso degli anni i comuni di Carrara e di Massa hanno generosamente concesso alla società, la situazione finanziaria del Cermec è fallimentare: a) ventotto milioni di debiti di euro a fronte di crediti pari soltanto a circa  a dodicimilioni di euro ; b) i debiti, al netto dei crediti, sono sostanzialmente pari ai ricavi di vendita annuali (per farci capire: delle “entrate” annuali), il che accade solo alle aziende che falliscono, tradotto buco da sedicimilioni di euro .

In una situazione simile una società privata sarebbe già stata dichiarata fallita, perché le banche le avrebbero revocato i finanziamenti e i suoi soci che (pagano di tasca propria) qualcosa da ridire ai responsabili di questo disastro lo avrebbero certamente avuto, a differenza di quanto hanno fatto gli amministratori comunali.

 

2)     Ma c’è di più: almeno gli ultimi tre   bilanci del Cermec sono stati  redatti, a mio parere, in totale violazione delle norme del codice civile e dei principi contabili ed è quindi gravemente irregolari ed inattendibili con rilevanti conseguenze pratiche.

Infatti tra gli elementi attivi della situazione patrimoniale del Cermec sono state iscritte (appunto come elemento attivo) spese di bonifica portate ad incremento di valore del terreno per importi che eccedono il relativo valore di mercato per circa sei milioni di euro, non sono mai state considerate come spese, nemmeno pro-quota, ai fini della determinazione del risultato annuale della società. In merito a tali spese i bilanci,  io credo, che non forniscano  altre informazioni, che invece avrebbe dovuto fornire per consentirne una completa comprensione ai suoi lettori (e anche per questo sono mal fatti). Relativamente all’insorgenza di tali spese si potrebbero formulare due ipotesi :

a)      una prima ipotesi secondo cui la necessità di sostenere le spese di bonifica sia sorta successivamente all’acquisto degli immobili oggetto della bonifica;

b)      una seconda ipotesi secondo cui la predetta necessità sia sorta contestualmente e per effetto dell’acquisto degli immobili oggetto della bonifica.

 

Se i fatti accaduti corrispondessero alla prima ipotesi (che sembra la più probabile), i bilanci sarebbero assolutamente irregolari e inattendibili, perché, così stando le cose, le spese di bonifica non potrebbero costituire un elemento attivo della società, la quale, al momento dell’insorgenza dell’obbligo di sostenere tali spese, avrebbe dovuto iscrivere nel bilancio un particolare tipo di debito (denominato “fondo per rischi o oneri”), come stabiliscono sia i principi contabili nazionali (si veda il principio OIC n. 19) sia quelli internazionali (si veda il cosiddetto IAS n. 37). Tale violazione produce un effetto pratico di assoluta gravità: infatti il capitale proprio del Cermec (denominato “patrimonio netto”), che dai bilanci risultano, con  un valore negativo di molti milioni di euro.

Se invece i fatti accaduti corrispondessero alla seconda delle ipotesi sopra formulate, la irregolarità del bilancio deriverebbe dal fatto che le spese di bonifica avrebbero potuto essere iscritte tra gli elementi attivi del bilancio ma, conseguentemente, avrebbero dovuto essere anche ammortizzate (cioè considerate come spese, pro-quota di anno in anno ai fini della determinazione del risultato annuale della società) congiuntamente agli immobili e agli impianti cui si riferiscono. Anche in questo caso i risultati di bilancio sarebbero stati quindi diversi e il capitale proprio del Cermec assumerebbe un valore negativo.

Tutto ciò posto, va ricordato che il codice civile (art. 2447) impone che quando il capitale proprio di una società per azioni si riduce al di sotto del minimo previsto dalla legge (che è centoventimila euro), si verifica una causa di scioglimento della società, che deve essere dunque liquidata (cioè chiusa) se il capitale non viene immediatamente ricostituito dai soci mediante apporto di denaro o di altri beni. Se la  valutazione è corretta,  i comuni di Carrara e di Massa devono apportare, cioè versare al Cermec, diversi milioni di euro (variabili a seconda di quale delle due ipotesi ricorre effettivamente), se vogliono evitare la chiusura di tale società.  Sarebbe interessante capire inoltre a quale o quali ditte sarebbero stati  pagati “ oneri non dovuti  per circa dieci milioni di euro, che probabilmente non potranno essere recuperati” Sarà mica la Delca socia al 49% di Erre Erre( restante 51% alCermec)? Questo comporterebbe anche una detrazione indebita dell’IVA per  un milione di euro, che dovrà essere versata allo Stato maggiorata di sanzioni ed interessi.  Come mai i comuni di Massa e Carrara, la Provincia  non hanno provveduto a sanare la situazione? Non hanno letto bene i bilanci o i bilanci non sono stati redatti nel rispetto della legge, così da far apparire una situazione diversa dalla realtà?   Tutto ciò è ora noto anche ai sindaci dei due comuni ed al Presidente della Provincia,che prima potevano non esserne a conoscenza:ma denunciammo alla stampa nel  2008, comunque    se fosse confermato quanto sopra, essi avrebbero più o meno ventiquattro ore per mettere mano al portafoglio. Chissà con quale gioia dei cittadini loro amministrati, i quali continuano a subire i danni provocati da amministratori incompetenti.

 

 

                                                                                                    PDL

                                                                                                          Gianni Ilari