Sonate of Erosion che, come suggerisce il titolo, fa esplicito riferimento alla musica classica barocca e romantica, è un paesaggio sonoro che immerge completamente lo spettatore nello spettacolo di una grandiosa distruzione. Protagonista è lo spazio della sede espositiva che si anima di suoni che contribuiscono alla suggestione che le mura, già corrose dal tempo, si sgretolino progressivamente fino a giungere al loro collasso:
Com’è stato lavorare in questo luogo? È stato il luogo ad ispirare la performance oppure questa era già stata ideata?
È stato il luogo ad ispirarci, prima lo avevamo visto solo in fotografia o tramite dei filmati. Una volta arrivate però l’ispirazione ci è venuta da tutta la Biennale, da questo insieme di arte, architettura, monumenti e dal passato, dalla storia importante della città. e quindi abbiamo deciso di lavorare al soggetto dell’erosione e abbiamo voluto comporre la “Sonata dell’Erosione”. Allora ho invitato Anna che è una compositrice e abbiamo lavorato con alcune persone per un paio di giorni insieme, messo insieme oggetti per trovare la composizione
Zorka Wollny, performaker
Abbiamo trovato e messo da parte molti oggetti per usarli dopo, quindi non sapevamo che tipo di suono esattamente avremmo trovato prima di arrivare qui e trovare gli oggetti.
Anna Szwajgier, compositrice
Tramite un uso magistrale del suono e delle voci, i segni di una dissoluzione già in atto nell’ex laboratorio si amplificano, suggerendo forse anche il decadimento della comunicazione, dei rapporti umani, esemplificati da un pesante silenzio rotto solamente da violente grida e dal suono di sassi lasciati cadere nell’acqua, scandendo quel tempo che è destinato a finire dimostrando così il sublime fascino della decadenza.
Un arte, quella della performance assolutamente contemporanea che non si accontenta di un solo canale espressivo, come sottolinea il curatore della Biennale Fabio Cavallucci. Si è trattato un’esecuzione corale che si è avvalsa della partecipazione di un gruppo di giovani provenienti da diversi ambiti, dal teatro alla danza fino alla musica, accomunati dall’interesse per la sperimentazione e dalla voglia di collaborare con un’artista di livello internazionale. “Molto interessante lavorare con Zorka”, afferma Francesco Marchesi della Compagnia teatrale “Armata Brancaleone”, “interessante la libertà interpretativa che ci è stata lasciata e le mille domande che questa performance ci ha posto, molte delle quali necessitano ancora di una risposta”.
Francesco Marchesi, Compagnia “Armata Brancaleone”