Studenti disabili in classe senza il loro insegnante di sostegno: accade in tutti gli istituti scolastici della provincia di Massa Carrara, nelle scuole dell’infanzia, nelle primarie ma sopratutto alle superiori. I genitori degli alunni si stanno riunendo in un comitato: “Preferiamo tenerci i figli a casa, piuttosto che farli stare ore su un banco di scuola a giocare con una penna”. Testimonianze scioccanti che secondo l’Assessore ai servizi Sociali della Provincia Domenico Ceccotti, dimostrerebbero lo scarso interesse del Governo, ma anche della Regione Toscana nei confronti di queste anime uniche, che con un sostegno e un aiuto costante avrebbero molto da offrire. I dati sono sconcertanti e fuori legge: nelle scuole dell’infanzia e primarie del territorio vengono coperte 12 ore di sostegno, nelle scuole medie 9 ore e nelle superiori solo 6, su una media di 36 ore settimanali. Significa che, la maggior parte del tempo questi ragazzi la trascorrono da soli, senza un supporto, senza imparare, senza comunicare, senza interagire. Il rapporto studenti- insegnanti disabili è di 1 a 3, in media per tutti gli ordini scolastici, ma aumenta in quelli superiori. Gli alunni con varie disabilità sono in tutta la provincia 460, il 2%: per loro l’istruzione non è un diritto. Ma c’è di più: la Regione Toscana sta ritardando nell’assegnazione delle deroghe, ovvero un numero di insegnanti di sostegno in più, che dovrebbe garantire per i casi di gravità. A Massa Carrara ne spetterebbero 102 . La provincia ha inoltrato le richieste una priva volta a giugno, poi il 13 agosto; gli uffici regionali il 10 settembre hanno chiesto una documentazione più sintetica e il 13 settembre hanno preteso la segnalazione dei casi più gravi, all’interno di quelli che già sono classificati gravi. “Un illecito senza precedenti” commenta Ceccotti, disposto con le famiglie ad andare fino in fondo, per “intraprendere una battagli di civiltà”.
Per garantire un minimo di aiuto a questi ragazzi la provincia fa fronte a risorse proprie e “convoca” il popolo degli Ose, gli operatori socio sanitari, che però non hanno competenze tali da poter garantire all’alunno la preparazione che merita. Agli Ose il settore dei servizi sociali dona ogni anno 50 mila euro (altrettanti ne mette il settore pubblica istruzione) ma questi soldi dovrebbero servire ad altro.