Un sorriso e una disponibile delicatezza quella di Vanessa Beecroft che ha fatto dimenticare in un istante il disappunto per averla attesa a lungo. Senza contare l’evidenza sui suoi abiti del lavoro che stava compiendo e che ha interrotto per recarsi all’appuntamento con la stampa. Stessa sguardo posato su Francesca Nicoli che l’ha accompagnata, il viso imbiancato, e che con lei stava predisponendo il laboratorio ad accogliere l’ennesimo quadro vivente che l’artista anglo genovese sta creando appositamente per la città di Carrara. Un progetto infatti questo nato quasi per caso, grazie ad un incontro tra Beecroft e Nicoli e da alcune conversazioni udite dall’artista in una galleria d’arte di New York, in cui protagonista era proprio Carrara e la Biennale di quest’anno. La curiosità di conoscere a fondo la città del marmo ha portato la giovane ed affermata artista nel suo cuore storico, là dove la scultura pulsa da generazioni, il laboratorio Nicoli appunto. E sarebbe stato proprio lo sprone di Francesca Nicoli a dare a Beecroft il coraggio di sperimentare per la prima volta l’effimera sostanza della performance, con l’eternità della scultura e col suo materiale d’elezione, il marmo bianco di Carrara. Un’incontro informale allora, anche con lo stesso curatore Cavallucci, avvenuto fra la polvere del laboratorio, una suggestione insomma che si è sublimato in un’idea, nuova, tanto per l’artista, quanto per un materiale, il marmo, che ha dimostrato una volta di più quanto per lui non sia ancora giunto il tempo dell’oblio. Interesse nazionale ed internazionale quindi per una sperimentale performance firmata Beecroft, autrice di primo piano nel panorama artistico.