Celebrati in Italia e nel mondo, dimenticati nella loro città. E’ il paradossale atteggiamento che la città capitale mondiale per l’estrazione del marmo riserva ai suoi più celebri artisti concittadini. Una scelta apparentemente inspiegabile se non nella totale insensibilità che la cittadinanza, che ha nel marmo la sua ragione di essere, ha da sempre riservato a ciò per cui il marmo è per eccellenza destinato: la scultura e l’arte. Solo così si può spiegare il perché in città si siano dimenticati importantissimi artisti che altrove vengono celebrati e che meriterebbero nella proprià citta più di una semplice targa o di una scuola intitolata, ma magari meriterebbero un museo o almeno un esposizione permanente. La storia degli artisti carraresi ha tanti nomi, alcuni più cleberi di altri. Il cinquecentesco Danese Cattaneo che vanta un rapporto di amicizia con Torquato Tasso alla corte Veneziana, il seicentesco Pietro Tacca che è stato il maggior esponente del gusto barocco in Toscana ed uno più importanti in Italia con il capolavoro dei Quattro Mori a Livorno, la Celebre Fontana del Porcellino agli Uffizi (di cui nella sua città vi è una copia in stato di abbandono in piazza Matteotti) e poi il celebre monumento a Filippo IV di Spagna a Madrid. Non era artista con lo scalpello ma con lo era con la penna Emanuele Repetti a cui vanno tutti gli onori per la sua opera più celebre del Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana, oggi la sua casa natale è in pessime condizioni e in città a parte l’intitolazione del liceo classico non vi è null’altro. Infine altri concittadini illustri dimenticati sono Pietro Tenerani, direttore nella seconda metà dell’800 dei Musei Capitolini e dal 1860 direttore dei Musei Vaticani, e infine i più recenti Carlo Finelli e Arturo Dazzi di cui si ricorda tra le tante opere l’Obelisco Marconi a Roma. Tanti artisti che la loro città natale ha colpevolmente dimenticato.