Fare del porto un terminal turistico è l’idea che è alla base della progettazione dei due porti turistici che si stanno contendendo la possibilità di costruire sulla costa apuana. Due scelte come più volte ricordato molto diverse: l’una relativa ad un integrazione dell’attuale diga foranea andandosi a sviluppare con un opera eco-sostenibile, l’altra più invasiva prevedendo la costruzione del porto al confine tra le due città, in una fascia costiera lunga 1500 metri. L’una, quella che prevede la modifica della fascia costiera, è più avanti con il procedimento e tra un mese otterrà la concessione, l’altra prima di poter iniziare a pensare al progetto esecutivo dovrà attendere almeno ottobre con la conferenza dei servizi. Quello che però è certo è il volume economico che il porto turistico produrrà al proprio interno e per fare delle stime si possono utilizzare i dati degli altri porti turistici italiani. Qualche esempio: a Brindisi la tariffa annuale per una barca di 20 metri è di 9800 euro, a fronte di una tariffa giornaliera che va dai 13 euro degli 8 metri fino a 180 per i trentametri. Poco differenti le cifre di Pescara: l’annuale per una 20 metri è di 10mila euro e la tariffa giornaliera per una ventimetri è di 110 euro. Poi ci sono realtà che fanno del lusso il punto di forza come Capri dove le cifre arrivano a quintuplicarsi. In Italia il vero business del turismo pare proprio essere quello dei porti turistici ed è un settore in espansione se si conta che si stanno realizzando lungo gli 8mila chilometri di costa italiana moltissimi moli turistici, qualche esempio: Fiumicino con i lavori già iniziati, Imperia con un waterfront dai grandi numeri e ancora l’altra località ligure di Loano e la campana Vigliena.